Torno sul caso di Elodie, per allargare il quadro. Ma prima una premessa. Io da quando ho memoria politica mi sono sempre sentito antifascista, le volte in cui ho votato – adesso ho smesso – l’ho sempre fatto per partiti collocati nella parte sinistra dell'emiciclo parlamentare, e soprattutto credo nei valori rivoluzionari: libertà, uguaglianza e fraternità; dove la distinzione con la destra sta forse nell’estensione geografica del concetto di fraternità, prima ancora del maggior peso da dare all’uguaglianza rispetto alla libertà. Su questo possiamo anche riparlarne, e trovare un punto di equilibrio.
Ma torniamo a
Elodie. Non è che ogni volta che qualcuno con un minimo di notorietà si dichiara
di sinistra, noi si debba correre in suo soccorso, fare muro, branco,
capannello. Questo è un atteggiamento che sa piuttosto di destra squadrista, ma di
cui la sinistra si è appropriata – grazie a dio senza olio di ricino e
manganello – negli ultimi anni. Ad esempio con la vischiosa e acefala
solidarietà verso Fedez e Ferragni, e ciò per il solo fatto che si
dichiarassero, di nuovo, anche loro, di sinistra. Poi da un giorno con l’altro puff, spariti, è
arrivata una nuova icona politica: Elodie.
Elodie va
difesa dagli strali di Giorgia Meloni, ti dicono, Elodie rinnova il culto dell’antico matriarcato nel mostrare il suo corpo senza l'ipoteca del maschio padrone, Elodie
di qui, Elodie di là... Ma chi è Elodie? Le avete mai sentito articolare un
discorso politico che superasse soggetto verbo predicato, entrando con seria volontà di comprendere – e cioè con strumenti di analisi, non importa attinti da quale campo del sapere – nella complessità del reale? Macché, siamo al
Meloni mmerda, e sei un fascio se non le tieni bordone.
Lo dico: negli
ultimi anni c’è molta più onestà intellettuale nelle pochissime teste pensanti che
ci sono a destra. La rivalutazione di Gramsci da parte di Alessandro
Giuli, ad esempio, non era affatto di maniera, ma segno di un processo di
trasformazione che sta avvenendo in un'area politica che si pensava stazionaria e pregiudizievole – certo, non nei cori della curva sud della Lazio, ma quella è destra antropologica, così come è sinistra
antropologica quella dei centri sociali.
Ancora prima, non era strumentale l’interesse dei cultori, anche estremi, della Tradizione nei confronti di Pasolini, nel
cui pensiero sono obiettivamente presenti degli elementi nostalgici,
antimoderni e localistici, che trovano punti di convergenza con il sentire
reazionario. Mentre quanta timidezza nella sinistra nel dire infine e dopo
troppi anni: va be’, se proprio ci tenete… Nietzsche potete pure leggerlo, ma
con discrezione. Quanto ai discorsi radiofonici di Ezra Pound contro la
struttura plutocratica dell’Occidente moderno, che, al netto dello sciagurato antisionismo
del poeta dei Cantos, anticipano di un secolo le attuali analisi di Noam
Chomsky, non ancora pervenuti.
Molto meglio le canzoni di Elodie, quelle possono essere cantate a squarciagola al Gay Pride o alle feste del PD, la cui simbolica tende sempre più a sovrapporsi. Perché Elodie è di sinistra, Elodie è contro Giorgia Meloni, Elodie è una di noi! E un esticazzi finale non vogliamo mettercelo?
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