In una sorta di proto social creato da Alice oltre vent'anni fa, mi iscrissi con tre diversi nomignoli, e dopo averli fatti entrare in scena con tempi leggermente dilazionati, li feci litigare violentemente tra loro. Nella mia intenzione era un innocuo esperimento sociale, per quanto in abiti carnevaleschi e un po' bricconi. Bastò agganciare il tema del giorno, qualche convenevolo per prendere confidenza col gruppo, quindi ognuno cominciò a esprimere opinioni diverse, inconciliabili e perlopiù frutto dei più vieti stereotipi, tipo quelle barzellette dove c'è un italiano, un francese e un inglese. Gli sparuti membri della comunità – eravamo talmente pochi che, di fatto, si trattava di un forum – prendevano parte ora per uno ora per l'altro, a volte cercavano di placare gli animi oppure contribuivano a montare la tigna. In quest'ultimo caso, la consonanza con il personaggio sostenuto era emotiva, e ovviamente illusoria quanto l'astio verso gli altri due. Intanto il dibattito trascendeva, i messaggi si facevano digrignanti e minacciosi, guelfi contro ghibellini, la Curva Sud intona cori sguaiati contro la Nord (che non è da meno), il tutto a partire da un lievito di pura fiction: cuocendo aveva fatto gonfiare la torta, rendendola avvelenata. Ricordo che a uno dei tre affibbiai un tormentone, "poi non lamentiamoci se ci sbattono fuori dall’Europa" ripeteva a pappagallo, uno spauracchio politico ricalcato dai talk show del periodo. Qualsiasi cosa dicessero gli altri, e cioè sempre io, metti si stesse parlando di come erano belli i tempi in cui il nonno ti accompagnava al circo e all'uscita prendeva lo zucchero filato, lui scattava, metodico, implacabile: "Lo zucchero filato, bravi bravi... magari pure la foto col leoncino… poi non lamentiamoci se ci sbattono fuori dall’Europa!"
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