mercoledì 20 luglio 2022

My mother & me, o su ciò che ho compreso dell'infotainment

Ascolto la televisione diciotto ore al giorno, tutti i giorni, ad altissimo volume. Questo da quando - è già passata una settimana - mi sono trasferito con mia madre a Chiesa in Valmalenco, un paesino con un'altitudine di mille metri dove sfuggire alla calura. Ma non ai ripetitori televisivi, che a mia madre forniscono uguale sollievo.

Il mio immaginario stereotipato si figurava le anziane genitrici intente a sferruzzare calze di lana, oppure nel gesto borbottante e contrito di recitare il rosario, a cui alternare l'ascolto di Radio Maria. Perlomeno è quanto faceva mia nonna. Sua figlia, mia madre, invece no. Solo televisione. Ad altissimo volume. È un poco sorda ma non vuole fare i controlli del caso; la sua amica Giovanna le ha detto che gli apparecchi acustici costano un botto.

Non si tratta però di sceneggiati ambientati sulla costiera amalfitana, mal recitati ma con bei ragazzi e belle ragazze che indossano abitini di cotone cobalto con piccoli fiori chiari. Neppure di quiz ridanciani, trasmissioni allarmistiche dove medici calvi ti mettono in guardia dai rischi dell'alopecia, bambini che inciampano con risate in sottofondo. Macché. Si tratta di programmi di informazione, mia madre guarda solamente quelli. Infotainment credo si dica in gergo

Provando a sintetizzare ciò che ho compreso dell'infotainment dopo 126 ore di ascolto continuato e involontario e ad altissimo volume, direi: alla mattina si discute lungamente di quel che potrebbe avvenire nel pomeriggio; al pomeriggio di quel che potrebbe avvenire la sera; la sera di quel che potrebbe avvenire il giorno dopo. Sempre avvalendosi dell'opinione di esperti in bretelle rosse, collegamenti con inviati trafelati, passanti fermati per strada mentre stanno leccando un Calippo. Fino ad arrivare a cartomanti e aruspici, scommettitori ippici, croupier, a proiettarci in una costante e incerta dilazione temporale.

È solamente nel sommario del telegiornale che si dice ciò che è successo e non ciò che potrebbe accadere. Ho cronometrato: dura in media trentaquattro secondi, trentaquattro secondi contro diciotto ore di ipotesi più o meno strampalate.

Mi è così venuta un'idea. Basterebbe che le trasmissioni di informazione televisiva venissero trasmesse in differita; una manciata di ore sarebbero più che sufficienti, andrebbero cioè messe in onda quando sono già avvenuti i fatti che si cercano di prefigurare. Io ameno mi divertirei un sacco, diventerebbe una serie del genere distopico. A raccontarci un presente alternativo, più che futuri multipli con la stessa attendibilità di un lancio di dadi.

Ad esempio: in TV dicono - parola di esperto con bretelle rosse - che Draghi salirà al Colle per confermare il suo incarico. Ma in realtà noi sappiamo che si è già dimesso, ha lasciato anche la moglie e ora si trova a Las Vegas dove ha appena sposato Tiziano Ferro con i Village People quali testimoni, Y.M.C.A. intonata mentre gli sposi escono tenendosi per mano. Che ridere una televisione così, che bella e di compagnia!

E invece no. Sono qui a Chiesa in Valmalenco ad ascoltare le maratone di Mentana. Diciotto ore al giorno, tutti i giorni e ad altissimo volume, per altre due settimane ancora. Quando si spera mollerà un poco la calura...

Nessun commento:

Posta un commento