In compenso, ci sono altre professioni che scontano la disposizione
opposta, categorie Calimero potremmo dire (il pulcino tutto nero), i cui
soggetti manifestano un vero e proprio complesso di inferiorità. Sto ovviamente
semplificando, ma l'esperienza mi conferma puntualmente questa prima
impressione, che dagli e dagli fa statistica.
Che so, i meccanici: mi sembra evidente che appartengono alla seconda
categoria. Bisognerebbe allora dargli una carezza, e spiegargli che il loro
lavoro è tra i più utili in assoluto. Quasi tutti possiedono un'automobile, e
una o più volte all'anno abbiamo necessità di un meccanico che riesca a dare un
nome, un senso e il più delle volte una correzione a minimi sintomi di cui non
c'eravamo neppure accorti; un rumorino dello sterzo quando lo ruotiamo nel
parcheggiare, un cigolio sinistro durante le frenate più brusche ecc.
D'accordo, poi si rifanno con parcelle a più zeri e senza fattura, ma io
sono felice che esistano i meccanici, bisognerebbe dedicargli almeno una
poesia, come quella di Gianni Rodari al vigile urbano: "chi è più forte
del vigile urbano, ferma il tram con una mano..." Vigili urbani e
tranvieri che, pure, meriterebbero un buffetto e un dai, su, un po' di
autostima!
La manopola dell'autostima andrebbe invece girata al ribasso a tutti quelli
che si occupano di parole, della cui zona grigia faccio parte anche io:
scrittori, poeti, giornalisti. Ma tra questi, coloro che mostrano una
maggiore convinzione di essere indispensabili al mondo sono, mica mai capito il
perché, i traduttori e i linguisti.
Chiunque sconfini nel perimetro delle loro attività – utilissime, beninteso – viene trattato come uno scemo o come un ladro, secondo rapporti di verticale asimmetria. Avete qualche contatto Facebook che fa il traduttore o il linguista? Andate a leggere cosa scrivono di un libro che gli appare mal tradotto – un vero e proprio crimine verso l'umanità! –, oppure le risposte offerte a chi mette in dubbio il nuovo verbo inclusivo della schwa; che, se non sei un linguista anche tu, non devi permetterti nemmeno di pronunciare, per altro senza conoscerla. La pronuncia, da vocalizzare come un tacchino.
Eppure, a un teologo non verrebbe mai in mente di sgridare una persona
perché dichiara di non credere in Dio, o a un filosofo di rivendicare il
monopolio sull'attività del pensiero; ok, Cacciari ci va a volte vicino, ma
bisogna riconoscergli che è divertente quando sbuffa, e già sai che tra un
minuto si incazzerà e minaccerà di abbandonare il collegamento (ma poi resta).
I linguisti no, non mi fanno ridere le volte in cui bacchettano gli
"stolti" con piglio risoluto e sbrigativo (penso a una
linguista di origini ungheresi che spopola sul web), e nemmeno i traduttori. E
sì che a differenza di un meccanico, un tranviere o un vigile urbano – per non
dire di un fisico quantistico o di un ingegnere idraulico –, linguisti e
traduttori trattano, con maggiore competenza, d'accordo, una materia con cui
siamo tutti chiamati a confrontarci.
Mi sembra dunque normale che io, Giorgia, Maria Assunta o Giacomino
svilupperemo una nostra strategia riguardo la declinazione di pronomi,
articoli, sostantivi, aggettivi e participi passati, che nelle lingue flessive
come l'italiano vengono ricondotti a numero e genere. In fondo nessuna lingua –
e questo i linguisti lo sanno bene – si afferma per autorità, ma per
consuetudini a volte un po' bislacche. Insomma, come la storia cantata da
Francesco De Gregori: la lingua siamo noi. La lingua è anche di chi dice attimino e carinissimo.
Per la stessa ragione, se devo leggere le istruzioni, in inglese, di un
frullatore made in China, per qualche impacciato minuto io divento un
traduttore, da qualche decennio la traduzione è diventata parte delle nostre
vite, e chiamiamo testimonial chi ha visto in faccia il
responsabile di uno scippo. E però dobbiamo farlo di nascosto, vergognandoci
come cani se passa un traduttore da quelle parti, pronto a farsi
burla di noi se scivoliamo su un phrasal
verb.
L'unica rivalsa sta nella speranza che un vigile urbano, dopo aver fermato
con una mano il tram numero 2 che da piazzale Bausan porta a Duomo (ma davvero:
chi è più forte di lui?), dia a linguisti e traduttori una salatissima multa
perché sono passati col rosso. E loro avranno un bel dire che è tutta colpa del
meccanico, che si è rifiutato di aggiustargli i freni.
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