martedì 26 luglio 2022

Caro algoritmo ti scrivo


Arisa a me non piace come cantante, come donna, come attrattore sessuale ed enunciatrice di pensieri social, che in effetti non conosco e parlo un po' per partito preso. Nemmeno, quale conseguenza di un simile pregiudizio, mi piacerebbe come amica, socio e a volte maggiordomo, per dirla con le parole di una vecchia canzone di Finardi. Insomma, credo si sia capito che a me Arisa non piace.

Eppure, ogni volta che scorro la tendina di sinistra dello smartphone, mi compaiono delle immagini di Arisa; perlopiù è nuda o, meglio, quasi nuda, con la didascalia che recita: "Arisa ci riprova."

Non so cosa stia provando a fare Arisa da qualche anno a questa parte, ma il fatto che io ne vengo ogni volta informato credo dipenda dal famigerato algoritmo, che dopo avere decifrato la personalità degli utenti tramite le pagine web visitate (giuro di non essere mai stato su YouPorn, almeno con questo smartphone) si preoccupa di anticiparne i desideri, facendoci trovare la pappa già cotta e servita.

Le continue invasioni di Arisa dentro la mia vita sono dunque una buona notizia: stanno a significare che l'algoritmo è un po' grullo, ne deve ancora mangiare, come si dice, di polenta, per capire qualcosa di vero e profondo di noi. 

Diamogli così un aiutino: se vuoi farmi contento, caro algoritmo, fammi trovare sotto l'albero del quotidiano Natale Jane Birkin oppure Anna Karina; vanno bene anche nelle fotografie in bianco e nero degli anni Sessanta, quando un po' brille uscivano da un bistrot su Les Champs-Elysées. E poi tante belle canzoni di Leonard Cohen, Paolo Conte, Nada, Brassens, Sergio Endrigo, Lou Reed, gli Alunni del Sole con la loro Liù che "si stendeva su di noi e ci dava un po' di sé, senza chiederci perché, senza chiederci perché..."

Ma deve essere Liù  ("sul letto caldo o sul divano, ingigantita dal falso piano") a stendersi sui nostri sogni più intimi. Non Arisa. Sempre e solo Arisa, basta! Mi raccomando algoritmo. Grazie.

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