giovedì 28 luglio 2022

Il potere e i palloni gonfiati, breve storia social(e)


Massimo Recalcati ha pubblicato un post su Facebook in cui (semplifico, ma il post era già molto semplificato) identifica in Bersani il responsabile delle sventure della Sinistra italiana.

Ora sarebbe facile ribattergli che Renzi è riuscito a fare di peggio - sì, proprio quel Renzi lì, che Recalcati aveva incoronato nuovo Telemaco, l'unico in grado di svecchiare la Sinistra dalle sue tare e liberarla da padri saturnini che ingoiano i figli. Renzi la chiamava più prosaicamente "rottamazione", ma il concetto è il medesimo. 

Uno dei commentatori, molto timidamente e con formule introduttive di subalternità, tipo "stante l'infinita ammirazione che provo per Lei", in effetti glielo fa notare. Ed ecco la risposta di Recalcati: "Ancora con questa storia di Renzi, ma li legge i miei articoli di politica?"

Una risposta esemplare di quello che Giuseppe Pontiggia chiamava il "linguaggio autoritario", a cui aveva dedicato venticinque anni di studio e numerosi scritti, ora raccolti nel volume "Il residence delle ombre cinesi" (Oscar Mondadori, 2009). 

Ci sono tante forme di linguaggio autoritario. Tra cui non rispondere nel merito - e in questo caso con la cortesia che l'interlocutore gli riserva - ma ribadendo il proprio status. Se non capisci, sotto testo, è perché non segui le indicazioni che provengono da un magistero superiore, e guarda caso quel Maestro sono io: Massimo Recalcati che mi firmo Mr, come il Mister pronunciato nelle interviste ai calciatori.

Dunque invece di rompermi le scatole con Renzi, dice ancora non dicendolo il Mister, impegna il tuo tempo a studiarmi, in una buona emeroteca puoi trovare tutti i miei articoli. E adesso va ad allenarti, che domenica abbiamo la partita con l'Ospitaletto.

In un tempo in cui non esistevano ancora i social, il linguaggio autoritario era appannaggio del potere: politici, militari, grandi industriali, o comunque persone in grado di esercitare un'influenza oggettiva e diffusa sul reale.

La novità storica che Pontiggia non poteva prevedere, è che quel linguaggio si sarebbe progressivamente convertito nel linguaggio di coloro che presumono di possedere una qualche forma potere, ma a ben vedere sta tutto dentro la loro testa. "Imaginaire" lo chiama Lacan, e nasce in un rapporto intersoggettivo in cui il mondo e le sue leggi scritte e non ("le symbolique") vengono esclusi. Ma non è questa la migliore definizione dei social? Esiste però anche una formula efficace nella lingua corrente, che metaforicamente identifica le persone vittime del proprio immaginario con sfere di cuoio troppo colme d'aria, altrimenti dette palloni gonfiati.

Avere qualche migliaio di follower non significa possedere un effettivo potere, ma la sua caricatura che, quando creduta, si traduce nel delirio narcisistico dei palloni gonfiati. E questa non è politica, caro Recalcati, ma psicanalisi. Se non ne ha confidenza può sempre leggere Lacan, in una buona libreria dovrebbe trovarlo senza difficoltà.

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