giovedì 21 luglio 2022

Fienagione

Ho conosciuto una donna straniera che amava follemente la parola italiana fienagione. È stato tanti fa. Prima ancora è venuta in Italia dalla Svezia, ha studiato la nostra lingua a Firenze, ci siamo anche un poco innamorati, e tutto questo come conseguenza della parola fienagione.

Forse sto un po' romanzando, ma provate a farvela scorrere sottovoce tra le labbra: fie-na-gio-ne... Mica male, eh? E lasciando provvisoriamente perdere la metafora del cogliere le cose al tempo opportuno, i greci avevano un'altra bella parola per dirlo. "Kairos".

Innamorarsi serve anche a questo: non solo a guardare e trovare bellezza in un altro, ma a vedere quella bellezza estendersi e scavare dentro di noi, scoprendo che sotto le piccole meschinerie, l'auto parcheggiata in doppia fila (mai sulle strisce gialle riservate agli handicappati, però!), i due o tre bigliettini presi al banco dei salumi, nell'illusoria speranza di guadagnare a questo modo un turno, sotto tutto ciò c'è una sfera di luce che sta ancora dentro l'ombra.

Contattarla non ci rende delle persone migliori - "je suis comme je suis" cantava Edith Piaf - ma restituisce l'ovvio in forma arruffata, meravigliata, potremmo anche chiamarlo straniamento; che però non è una parola tanto bella, con tutte quelle consonanti nasali e dentali, specie quando combinate in ingorghi cacofonici, str, nt... Dalla Svezia uno non arriverebbe neppure in Danimarca, ascoltando il suono di straniamento.

Con fienagione si compie invece il miracolo. Il linguaggio quotidiano si libera dalla ruggine dei giorni, risplende di nuove possibilità, richiama la parola successiva con cui si compongono le storie; nel mio caso una storia d'amore.

Ma come nelle favole bisogna aspettare l'arrivo di uno straniero per avere la rivelazione della mappa del tesoro, e pensare che l'avevamo sotto il naso. Quindi farci tramortire dalla metamorfosi del noto in ignoto, l'erba delle cose diviene fieno in una lenta restituzione verbale, solo a quel punto può essere recisa. E poi chinarci a raccoglierla. 

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