sabato 13 maggio 2023

Psicanalisi e prostituzione, o sull'amore fuori legge


La psicoanalisi è un rapporto tra due persone, prima che una terapia di dubbia efficacia. La particolare forma psichica che prende quel rapporto, come noto, nel caso del paziente viene chiamata transfert, e controtransfert la risposta emotiva del terapeuta. Ne parlava Nicole Janigro, analista junghiana a indirizzo mitobiografico, in una interessante conferenza che ho seguito nella mattina di domenica.

Ho scritto seguito e non partecipato perché la modalità di fruizione era a distanza, stavo seduto davanti al computer e non di rado mi alzavo per andare a prendere qualcosa in cucina. Così, confesso, un po' ascoltavo, un po' mangiucchiavo more di gelso e biscotti al grano saraceno, controllando di tanto in tanto le mail e infine mettendo le goccine anti zecca al mio cane, un Hovawart di sei anni di nome Mela.

Non posso dunque dire di avere colto tutto – oltre un secolo di riflessione clinica compresso nel tempo di una partita di pallone – ma mi ha colpito l'ipotesi di Janigro, che vede in quei due termini (transfert e controtransfert) dei sinonimi solo un po' particolari dell'amore, a cui stanno come in insiemistica l'insieme minore sta al maggiore; non a caso, l'incontro iniziava con alcune immagini riprese dal vasto repertorio artistico del mito di Amore e Psiche.

In altre parole, analista e analizzato, se l'analisi funziona, amorevolmente risuonano, con tutti i rischi e tranelli che la condizione comporta, e da cui il mito ci mette in guardia. Meglio che non guardi troppo bene chi ci sta dall'altra parte, sembra suggerirci Apuleio, se vuoi evitarti un bel po' grane. Ma anche l'happy end finale, che in analisi corrisponde alla risoluzione del sintomo.

Il primo rischio, ho pensato dopo avere terminato di spremere la pipetta di Advantix tra il folto pelo di Mela, è quello di essere scoperti. Eh già, perché l'amore in questione è un amore illegittimo, di più, fuori legge, che ci impone di soffocare ogni impulso all'azione. Un amore inagito, per dirla alla maniera degli psicoanalisti a cui piace parlare difficile.

Ma io questa cosa qui la conosco già... Si trascorre un'ora scarsa con una persona (non è un parente, un amico, un compagno di lavoro; è un estraneo o più spesso un'estranea), e in quella frazione di vita si possono dire e fare un mucchio di cose, tranne baciarsi sulla bocca. Quando termina la sabbia nella clessidra uno dei due tira fuori qualche banconota stropicciata, e avanti un altro – a nessuno stanno ronzando le orecchie?

Massì, è la prostituzione!

D'altronde nei rapporti con una prostituta non bisogna sorprendersi se si manifestano dei sentimenti; più spesso vengono provati dal cliente, ma non di rado anche in chi offre il proprio corpo a cottimo. Lo stesso vale per il piacere fisico: mica vero che venga per forza simulato, sebbene rientri in quel galateo omertoso che rende i maschi perennemente incerti: Allora, bene... sei stata bene cara?

Ma la relazione tra i due possiede un limite, non è possibile valicarlo, diventare una coppia alla luce del sole. Credo sia la ragione per cui la prostituzione è una pratica di successo che non risente delle mode stagionali, guadagnando il titolo di mestiere più antico del mondo: tutto è vero e tutto è falso, allo stesso tempo.

I paradossi fanno girare la testa, nel nostro caso l'effetto è ottenuto attraverso ciò che in psicoanalisi viene chiamato rimozione: un artificio della psiche che Bergman ha magnificamente metaforizzato nel gesto di spazzare la polvere sotto al tappeto. Non si tratta però di una psiche individuale, e, senza scomodare il concetto specialistico di inconscio collettivo, mi affiderei alla proverbiale leggerezza mozartiana del così fan tutte, o più frequentemente tutti. E tutti lo tacciono al rientro a casa dalla moglie.

C'è perfino qualcosa di perversamente evangelico in questo non sapere, con la mano sinistra, cosa abbia fatto la destra, ricollocando l'eros sull'immaginaria soglia che separa scena pubblica da oscenità privata. Un luogo a margine, un'isoletta in cui venivano confinati i dissidenti politici, un limbo anarchico che Lacan chiama reale.

Il nome scelto dal grande psicoanalista francese lo trovo discutibile (il reale lacaniano non c'entra niente con la realtà, ossia con la radice latina res, che indica le cose tangibili e certe), ma geniale è la sua intuizione: l’autenticità psichica si offre in forma di evento; i confini angusti del linguaggio non riescono a contenerlo, quindi incasellarlo nei precetti di una legge iscritta su tavole verbali. Da qui l'altra idea di Lacan sull'inconscio strutturato replicando la struttura discorsiva, la cui polarità opposta è costituita dal muto accadere. Reale è dunque ciò che si può solo vivere, mai addomesticare in pettegolezzo.

La relazione con una prostituta, più che infrangere, iper-realizza la piccola meschina legge borghese, ne è il risvolto epifanico e di conseguenza provvisorio. Niente santa messa assieme la domenica mattina. Niente pasticcini acquistati all'uscita per i pargoli, che attendono a casa con i nonni. Solo alberi infiniti quando tu sei qui con me, come cantava Gino Paoli in una canzone non a caso dedicata a una prostituta. Ma quando non sei qui con me viene ripristinato quell'ordine senza il quale saremmo sopraffatti dal caos degli affetti.

Allo stesso modo, la relazione di transfert e controtransfert analitico è "reale" nel suo non potersi realizzare mai, già che è grazie al contenimento che ebolle in potenza generativa, un distillato alchemico in grado di contribuire alla trasformazione del paziente. La guarigione è infatti evento indicibile al di fuori del setting terapeutico, montagne di libri vengono sopraffatti dalla pratica; la teoria è solo il bastone di accompagnamento, senza le gambe nulla.

Di nuovo ci viene in soccorso l'analogia: se in analisi l'unico parziale rischiaramento giunge da maturi signori in panciotto e occhiali tondi che forse fumavano un po' troppo, nella prostituzione è la luce fioca e tremula del neon di un distributore di benzina, ad accompagnare la danza lenta di un pompino. Due semioscurità dove ci si muove per intuizione ed esperienza.

Ma se terminato l'evento erotico l'ordine del mondo viene ripristinato (chiavi nel cruscotto, motore acceso, anabbaglianti e uno svelto saluto), secondo Janigro anche nell'analista abbiamo una trasformazione, per quanto mai ce lo confesserà. D'altronde è un tabù, quel bacio a cui si dispone la mente inconscia ma le labbra non offrono, rimanendo più serrate della porta di un bagno quando ti scappa la pipì.

Che cosa complicata l'amore... ho concluso allungando una mora di gelso, da lei schifata, e quindi un biscotto di grano saraceno a Mela, quest'ultimo ingoiato in un sol boccone. In una manciata di minuti che iniziano con la proverbiale frase mi racconti i suoi sogni o trenta di bocca cinquanta l'amore, possono dischiudersi mondi sentimentali arrischiati, mondi fuori legge come in quelle coppie che tanto ci piacciono quando andiamo a cinema: Bonny e Clyde, Martha Beck e Raymond Fernandez, Silvio Berlusconi e Ruby Mubarak...

A differenza loro, noi non abbiamo però il coraggio di uscire definitivamente dalla legalità, il biglietto è di andata e ritorno – siamo turisti e non viaggiatori, perfino quando ci avventuriamo al fondo della nostra anima –, in un tour guidato nel quale portiamo un gomitolo di lana da srotolare all'ingresso del labirinto. Perché è forse questo il mito amoroso per eccellenza, non Amore e Psiche. A ricordarci che non siamo dèi, e l'amore umano è un troppo da cui la stessa sopravvivenza viene minacciata.

Perciò ci vuole una regola che lo contenga, anelli di fidanzamento, rituali nuziali e ghigliottine cronometriche sulla scrivania in mogano degli analisti, che recidono sul più bello una libera associazione o un pianto catartico fuori tempo massimo; da un'altra parte del medesimo sogno occidentale, giovani donne slave si rimettono in un secondo gonnelline che avevano fatto scivolare a mezza gamba, per fare prima nel dopo. Così corte non le si vedeva dai tempi della Swinging London.

Ma possiamo comprendere entrambi, e non solo perché c'è già il nevrotico o il border line seguente che bussa alla porta, l'arrapato che abbassa il finestrino e chiede Quanto prendi, bella? Piuttosto è l'assenza di un codice normativo per i sentimenti a suggerire di non arrivare fino in fondo, dove potremmo incontrare il muso arruffato del Minotauro, il suo ringhio mostruoso. Scoprendo che somiglia a una vecchia fotografia, ci ritrae riflessi nell'oblò di una nave mentre salpa.

E allora si fa quel passo indietro che fanno i toreri prima di affondare lo stocco nella carne viva, quei due passi indietro che fanno gli psicoanalisti a e le psicoanaliste, a cui guai provare a sfiorare un seno. Due facce della stessa medaglia, come si dice. Una medaglia al valore della prudenza. Anche se quando ho suggerito il parallelo a Nicole Janigro mi guardava un poco storto... Ma forse è solo un mio transfert.

2 commenti:

  1. Mi hai tirato fuori un post.. a breve da me.. ;)

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    1. Il tema è stimolante non meno della pratica. Una delle due almeno, che non aggiungerò...

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