Lettore implicito è un concetto elaborato negli studi sulla narrazione. Sembra uno di quei paroloni difficili che usano gli accademici (e i medici) per mettere in soggezione e guadagnare una qualche forma di potere, ma a ben vedere parla di qualcosa di molto semplice. Dovremmo provarlo tutti: il rispetto.
In questo caso, rispetto verso un lettore ideale che
chi scrive si prefigura; in genere gli rassomiglia, ma potrebbe essere anche
molto diverso. Proprio perché rispetta questa figura ancora ipotetica di
lettore – in realtà è un do ut des, rispettandolo guadagnerà il suo rispetto,
che è ciò che muove la mano nello sfogliare le pagine – lo scrittore cercherà
di farsi capire da lui, o da lei, che è già una prima importante
differenziazione.
Quindi si ingegnerà per coinvolgerlo/a, emozionarlo/a,
farlo/a riflettere; insomma offrirgli una varietà di piaceri che la scrittura è
ancora in grado di offrire, trasformando il lettore implicito in un numero più
o meno ampio di lettori empirici. Potremmo vedere il rapporto alla maniera del
tiro con l’arco: il lettore implicito è la freccia, quello empirico il centro
del bersaglio. Se il lancio è ben eseguito i due lettori coincideranno.
In fondo anche un cuoco ha un suo mangiatore
implicito, per quanto i piaceri sono ben diversi. Ma la diversità a cui ci
siamo già più volte riferiti presuppone, per logica, un concetto speculare, su
cui la narratologia è in genere omertosa. Si tratta del lettore esplicito.
Le dinamiche sono le medesime, ma ribaltate di segno.
Proprio perché non si può piacere a tutti, all'ingresso di ogni romanzo, come
al Billionaire, è presente un buttafuori che fa una severa selezione: Tu sì...
tu sì... tu no... entri prego Commendatore... tu non se ne parla proprio, vai a
cambiarti quella giacchetta fucsia e poi vediamo.
Ma se vogliamo essere coerenti nell'analisi, chi
scrive non solo dovrà rispettare il proprio lettore implicito, ma disprezzare
il lettore esplicito. Proprio così: disprezzo, che del rispetto è l'ombra.
Non è snobismo, attenzione! Lo stai avvertendo già
dalle prime parole che lì dentro si annoierebbe a morte – un disprezzo
rispettoso, mettiamola così, con un ossimoro – e se procede è a suo rischio e
pericolo. Una sorta di disclaimer che trova conferma nell'etimologia: dis-prezzo,
letteralmente significa non ha prezzo. Dunque neppure commercio, in tutti i
sensi, tra piani che faticano a comunicare, senza con ciò volere istituire una
gerarchia di valore.
Perciò anche l'accogliente e simpatico Fabio Volo, pur
non dandolo a vedere, disprezzerà i lettori, che so, di Emmanuel Carrère, così
diversi dai propri. Magari nel segreto invidierà il grande autore francese, ma
gli adelphiani lettori di Carrère non hanno il pass per il privé del bresciano.
E fa benissimo a respingerli se vuole continuare a essere Fabio Volo, e non
diventare una brutta copia di qualcun altro.
Così come abbiamo l'ascoltatore implicito, l'utente video implicito, e via via di categoria fino all'amico implicito. Quello che ti vuole bene anche solo per rispetto dell'amicizia.
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