Lo stalking del pollice
alzato mi mancava. Un pollice alzato oggi, anzi due, tre, dieci, attraverso
Messanger, e domani uguale. Complimenti a Mario – ovviamente già bannato – per
l'inventiva. Più e meglio di altri ha compreso che l'essenza dello stalking è
astratta, i contenuti privi di rilievo: basta la ripetizione insignificante o,
meglio, de-significata di un qualsiasi segno degradato a percepibile, così da
insinuare la propria presenza dentro l'orizzonte dell'altro. Senza offenderlo.
Senza cercare di sedurlo. Senza dirgli nulla. Sintassi percussiva che basta e avanza, non c'è bisogno di
aggiungere la zavorra della semantica. Il risultato è una semplice e innocua tautologia, a
ricordare che Mario esiste, ronza là fuori insieme alle mosche, e come le
mosche mille volte può scontrarsi contro un vetro, mai realizzando che la finestra
è chiusa. Il grado zero dello stalking coincide dunque con l'interferenza, allo
stesso modo dei bambini che piangono per reclamare una generica attenzione. È
solo crescendo che lo stalker inizia a mandare foto dei genitali, insulti
ringhianti, frasi volgari a vanvera. Ma al fondo è rimasto un bambino che
piange, e come in un film horror io lo soffoco dentro la culla. Addio Mario,
sono certo che nella tua prossima vita social troverai qualcun altro a cui
inviare i tuoi pollicioni eretti. E che magari ti ripaghi con quel disprezzo che per te è carezza.
venerdì 12 maggio 2023
Il punto zero dello stalking
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