sabato 6 maggio 2023

Only an Expert

L'esperienza di un decennio di consumo moderato di contenuti social – sono arrivato tardi e fortunatamente mi sono limitato a quella droga leggera che si chiama Facebook, di cui confesso la contribuzione allo spaccio – l'esperienza mi ha condotto a un dubbio probabilmente da altri già superato, smettendo di fare problema.

Nella mia bolla sono presenti molti scrittori, questa del dubbio è solo la premessa, oppure poeti, scribani. E gli scrittori e i poeti e gli scribani il più delle volte parlano di libri, meglio se scritti da loro stessi; non c'è nulla di male nel farsi un po’ di pubblicità, le famigerate bollette da pagare…

Meno spesso, ma sempre con una certa frequenza, i libri sono quelli scritti da altri autori, che poi appaiono nei commenti e anche qui non c'è nulla di cui vergognarsi, credo sia naturale provare interesse verso ciò che si fa. Perfino un pizzico di orgoglio.

In fondo anche i calciatori vanno in tivù a parlare di calcio con altri calciatori, i musicisti parlano di musica, i medici di medicina ecc. Eppure mi sono accorto che è un tratto molto italiano, o comunque europeo. Devo risalire a Pasolini per ritrovare un artista italiano completamente proteso oltre il proprio scaffale. Da qui il dubbio: devo rallegrarmi per lo zelo professionale, è necessario (una legge di natura) che le cose debbano andare a questo modo?

Negli Stati Uniti, ad esempio, l’autoreferenzialità mi appare meno marcata nelle arti, e basta leggere gli interventi di David Foster Wallace per vedere la sua intelligenza accendersi al cospetto di ciò che meno gli era familiare, possiamo anche chiamarla curiosità; la stessa dei bambini, per i quali ogni minimo accadimento spalanca la bocca all'inaudito.

È come se uno scrittore americano non fosse un esperto di scrittura, di più: probabilmente non si percepisce, o finge di non percepirsi, esperto in nulla, cause only an expert can deal with the problem cantava Laurie Anderson.

Ma senza problemi e soluzioni rimane solamente lo sguardo, lo stupore verso ciò che si osserva; nemmeno lo stile diventa un cruccio su cui lambiccarsi, la cosiddetta "lingua" che da noi è sempre stata un feticcio. O se proprio vogliamo trovare una specializzazione a gente come Foster Wallace, Stephen King, Philip Dick, Carver, Hemingway o Bukowski, potremmo dire che sono degli experts in life; da qui le incursioni nel vitale, più che nel narrato.

Un mondo in cui progressivamente dilegua la curiosità verso la vita a favore di una finta e diffusa competenza (tutti sono esperti in tutto), è quello raccontato da un altro scrittore non a caso conficcato al centro dell’Europa – da lui detestata –, che in ampio anticipo sui social network così ne prefigurava l'avvento:

“i compositori di sinfonie non pensano che alle sinfonie, gli scrittori agli scrittori, i costruttori edili ai costruttori edili, i ballerini del circo ai ballerini del circo, è una cosa insopportabile. (Thomas Bernhard) 

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