In fondo ha ragione chi sostiene che quelle sul
web sono a tutti gli effetti delle relazioni. O forse no... Vediamo.
Fino a poco tempo fa si poteva obiettare che
mancasse la presenza dell’altro, con cui stabilire un contatto già a partire dallo sguardo. Ma con le fotografie e soprattutto i
videofilmati, Zoom, WhatsApp ecc., abbiamo tutta una serie di sostituti della
presenza. Parole e immagini, logosfera e iconosfera. Il mondo nuovo
è compiuto.
Ma a ben vedere non è poi così nuovo: non era
forse questa la condizione degli dèi dell’Olimpo?
Un pantheon meridiano e immaginale a cui non
avrebbe dovuto mancare nulla – possedevano addirittura l’immortalità, a cui il
movimento del transumanesimo, nella Silicon Valley, sta provvedendo. È
questione di poco, ci dicono.
Eppure qui il condizionale è d’obbligo, perché
quelle divinità capricciose molto invidiavano agli umani. L’odore, prima di
tutto è una faccenda di naso. Ingozzatevi pure con i vostri cibi grossolani – che schifo! – sussurravano da un cielo muto, nel quale veniva utilizzato il volo di uno
stormo di uccelli come unico alfabeto. Tanto noi abbiamo l’ambrosia. Ma dell’arrosto
dateci il profumo, che etimologicamente deriva da fumo, il fumo pro qualcuno. E
chi se non gli dèi, a cui facevano difetto proprio gli odori?
Era dunque questa la materia di scambio per
accordare i loro benefici. Non veniva sacrificato l’agnello, ma l’odore
dell’agnello. E forse avevano narici protese anche a odori più grevi: quello
delle ascelle dopo una giornata nei campi, il sentore dei piedi del maratoneta,
l’urina a seguito di pietanze a base di asparagi. Quindi la merda, una bella
merda, sì, che con tutto lo sforzo non riusciva a partorire nemmeno il culo di
Zeus.
Non dubito che prima o poi il web riesca a
ricreare l’odore degli escrementi, ma fino a quel giorno alle relazioni
virtuali manca un pezzo – la “parte maledetta”, come la chiamava Bataille. Ad
esempio la saliva che cola dopo un bacio, lo sperma con cui gli attori porno
inondano il viso della controparte femminile, le punture delle zanzare, quelle
anche no, ma un mondo senza zanzare è un mondo solo fintamente redento. E in ogni caso relazione e redenzione sono termini antitetici: ci si sporge verso l'altro perché il medesimo non basta, l'imperfezione regna sovrana.
Ma una relazione non è neppure uno slancio verso il primo che passa, e piuttosto l’esito di una scelta, di
un accordo: ti lascio entrare nel mio perimetro, ospito lo straniero tra le
mura della città. Una selezione, ecco, come all'ingresso del privè del Billionaire, che può sempre nascondere delle insidie; ne sanno qualcosa i troiani, quando videro sgusciare gli
opliti dal ventre dell’immenso cavallo di legno. Perciò la
scelta è tra entrare o non entrare in rapporto con ciò che potrebbe essere, non
con ciò che è. O in alternativa blindarsi dentro a un social network.
La sensazione più rappresentativa dello stare al
mondo – a un tempo transizione e transazione, non una teca intangibile dove
esibiamo i nostri gioielli, una Wunderkammer – diviene così il gravare
sudaticcio della mano del maniaco sul culo, mentre la ragazza si regge agli
anelli del tram. Non mi viene in mente nulla di più disgustoso ma, allo stesso
temo, “vitale”.
Sul disgusto è inutile aggiungere, quanto alla
vitalità si apre un ventaglio di scenari possibili: urlare, girarsi e dargli
una ginocchiata nei coglioni, scappare via. Anche e tristemente non dire nulla,
ma sapendo che non tutto finirà su quel tram. C’è infatti un poi, una fermata successiva, dove la ragazza scenderà e piangerà e, infine, si asciugherà
le lacrime con la manica della felpa.
“Tutto bene?” le chiede un’anziana che sta tornando dai giardinetti con un
cockerino al guinzaglio.
“Sì sì… Grazie signora.” E in quel benevolo
scambio di sguardi (eccola la relazione!) il respiro si regolarizza, il cuore smette di rullare dentro
al petto. Un primo passo, poi un altro e un altro ancora verso casa. La
chiamano ripresa.
Riprenderà anche la consueta puzza dai bagni negli
autogrill, oli mille volte rifritti nei take away cinesi, sbuffi scuri da
motori diesel di autocarri in sosta; ma pure di iris fiorentino. Sta
all’interno di un buon profumo, è il suo preferito: iris, rosa bulgara, mughetto o, come dicono gli anglosassoni, lily of the valley, e una base di fava tonka e vetiver.
La ragazza ne spruzzerà una nuvoletta al centro della stanza e poi l'attraverserà con tutto il corpo, prima di andare all’appuntamento con un giovanotto altrettanto profumato. Sono
trascorsi alcuni giorni dall'episodio sul tram. Lui non le poserà la mano sul
culo, e chissà che questa volta lei non lo avrebbe gradito...
Ma alla fine, quel che davvero distingue la vita
dal web è che, là fuori, non si può selezionare l’accadere, bannando ciò che si
discosta dalle attese e mettendo un like al conforme; la dogana si alza
unicamente agli amici degli amici, stiamo tra noi che stiamo benone. Il resto è
solo mitologia senza la metis di Atena e le gambe lunghe di Afrodite.
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