Avevo un'amica che aveva una sorella che aveva un marito che aveva un corvo. Il marito parlava, il corvo no. Un'estate, nella casa accanto alla casa della sorella della mia amica dove viveva con il marito e con il corvo – ma il corvo stava fuori, una spaziosa voliera lo ospitava in giardino – fecero dei lavori di ristrutturazione. La sorella della mia amica e il marito e il corvo abitavano in Valtellina, e non si capisce per quale ragione (ammesso che ve ne sia una) i vicini si affidarono a una squadra di muratori bergamaschi. Probabilmente perché sono più bravi dei muratori valtellinesi, e anche di quelli mantovani, varesotti, livornesi, bolzaneti o bolzanini o bolzanesi, non so come si scrive. Insomma i muratori bergamaschi sono più bravi, non c'è storia per nessuno. Così dicono almeno. Al termine dei lavori, che coincise con il termine dell'estate, i muratori bergamaschi se ne andarono. Avevano fatto un buon lavoro, onorato la loro fama. Tutti gli altri rimasero: i vicini, la sorella della mia amica, suo marito e pure il corvo, che all'improvviso si era messo a parlare. Diceva porco di qua, porco di là, per lo più riferendosi a santi e madonne e con inequivocabile accento bergamasco. Diceva anche pota pota pota. A me sembra una bella storia, peccato solo che sia vera. Avrei voluto inventarla io.
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