C’è un tratto della mia personalità infantile che ritrovo immutato sui social. Mi compiaccio quando qualcuno mi richiede l’amicizia su Facebook – specie se è una giovane donna graziosa, confesso – ma di più quando mi accorgo di essere stato stralciato dai contatti di Tizio o Caio, e senza che tra di noi ci fosse stato alcun diverbio.
La sensazione che ne ricavo è di essere un prodotto di
nicchia, diciamo pure e fuor di metafora che sono abilissimo a stare sul cazzo
alla gente, ma ho assoluto bisogno di essere amato da un piccolo numero di miei
simili, potremmo chiamarlo clan, come quello di Celentano. Sono anche in grado
di assegnargli un numero: il mio clan corrisponde a una quindicina di elementi,
la quantità di like che i miei post ricevono in media.
Ma è anche il numero di componenti della squadra di
basket di cui facevo parte da ragazzo, riserve comprese. C’erano gli altri – i
Forti e liberi di Monza, la Posal Ford di Sesto San Giovanni, il Pezzini di
Morbegno – e poi c’eravamo noi che eravamo la Sondrio Sportiva di basket,
sponsorizzata dalla centrale del latte Colavev.
Quando il mio amico Fulvio Abbate parla di amichettismo, credo non si riferisca all’umano sentimento
di far parte di un clan, ma di non possedere il senso della misura, immaginando
squadre di basket composte da duecento, trecento, anche mille persone. E
pretendere che tutti ti passino la palla, tu poi la ripassi a loro, senza mai
osare un tiro da tre punti. Una partita fatta di soli passaggi, e se arriva un
vero avversario gli rispondi La palla è mia tu non puoi giocare.
Ma quello non è un clan, è una cazzo di lobby, un fottuto
club. Groucho Marx diceva che non avrebbe mai fatto parte di un club dove
accettassero uno come lui tra i suoi membri, e nel dirlo si riferiva a un
concetto molto simile all’amichettismo culturale denunciato da Fulvio Abbate, a
trazione sempre più femminile.
I club esistono da tempo immemore, esistono le lobby, le
famiglie mafiose, e fanno tutti mediamente schifo. Fanno schifo anche quando
composti da fini intellettuali che non farebbero mai esplodere l’auto di un
magistrato, è il principio che conta.
Bon, ciò che avevo da dire l’ho detto, ora posso
tornare al mio piccolo clan. E coloro a cui queste parole dovessero stare sul
cazzo possono esercitare il loro diritto di tiro al piccione. Come sempre saprò
farmene una ragione, una ragione di piacere.
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