L'unica attività che davvero contempli vincitori e vinti è lo sport, e in particolare quelli da combattimento – se l'avversario stramazza al suolo dopo una combinazione di jab e diretti al volto, il pugile ha vinto. Quando non succede e si devono contare i punti, diviene, perfino il pugilato, un gioco di società.
Oggi è il turno di quel gioco di società chiamato Premio Strega, dove – il gioco consiste proprio in questo – ci si accosta a un'arte secondo gerarchie del tutto aleatorie, con l'alto e il basso privi di una certezza documentabile come nelle foto scolastiche di fine corso: davanti i bambini più bassi, dietro i più alti e a lato svetta il maestro con l'espressione severa e il registro sotto braccio.
Non possiamo nemmeno parlare di decadenza del
gusto, quando Edipo Re si classificò secondo alle Dionisie del 429 a.C, non primo, al secondo posto, e nessuno ebbe nulla da ridire; si perse
semplicemente memoria del vincitore, e da ciò deduciamo memorabilità.
D'altronde e con le debite proporzioni, un giudizio ancora più severo toccò a Vita spericolata di Vasco Rossi, precipitata in coda alla
classifica dell'edizione di Sanremo del 1983. A vincere fu Tiziana Rivale con Sarà quel che sarà, peggio di lui solo Pupo con Cieli azzurri.
Perché dunque amareggiarsi, gioire o anche solo
interessarsi al verdetto di ieri sera al Ninfeo di Villa Giulia?
Donatella Di Pietrantonio, brava scrittrice dallo
stile preciso e misurato ma che, nel dubbio, come Totò preferisce non lesinare con le metafore, venderà molte più copie del suo ultimo romanzo
(cinque volte di più, si calcola), con significativi ritorni anche per gli altri
autori in cinquina. Considerato che la scrittura narrativa non offre di norma
grandi soddisfazioni economiche, c'è chi, tra loro, potrà finalmente
ristrutturare casa, chi acquistare un cane di una razza ora in voga (che so, un
Weimaraner) e chi un nuovo televisore da 55 pollici. Un tempo ci si poteva
prendere un abito buono, ma quest'anno ci ha già pensato l'organizzazione.
Sta scritto nel Vangelo di Giovanni: "siamo
nel mondo ma non siamo del mondo" (Gv 17, 14). Un pensiero che potremmo
forse estendere a qualsiasi opera dell'ingegno umano.
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