sabato 9 agosto 2025

La prima volta (mi ricordo 41)

Mi ricordo la prima volta che scopammo perché era la prima volta che scopavo, tu mi chiedesti all'improvviso: Cos'è questo?

Avevo dimenticato dentro al letto uno dei due grossi tomi del Devoto Oli.

Ci urtammo contro nel rotolare avvinghiati, incastrati come fanno i cani e i cristiani. Il cuore batteva forte, sudore, era estate e mia madre in vacanza, la casa tutta per me. Alla fine lo schizzo di sperma sulla pancia che intingesti con un dito, per poi infilarlo in bocca. Sa di tappo, concludesti mimando l'espressione austera dei sommelier.

Come mai dormi con il dizionario?

Non ti risposi. Chissà che parola avevo ricercato prima di abbordarti al bar della discoteca di un albergo – noi ci andavamo solo perché li soggiornavano le ginnaste , poteva essere apotropaico o ipallage o catafratto... Una di queste parole difficili che trascrivevo a mano su un quadernetto viola.

In seguito dimenticasti tu qualche cosa nel mio letto. Una catenella d'argento, la tenevi legata alla caviglia sinistra. Mi suonasti al citofono dopo l'allenamento, non mi aspettavo di risentire la tua voce, hai mica trovato una catenella? Ma si sa come vanno certe cose ed era la seconda volta che scopavo.

Devo ricordarmi di prendere un dizionario.

Me lo dicesti la terza volta tra una Muratti Ambassador e l'altra, io fumavo Camel ma nella versione light, forse volevi stabilire un'alleanza provvisoria, un ponte di barche. Basta una piena del fiume per spazzarlo via.

Non potrei vivere senza dizionario, te lo confidai per telefono dopo più di sei mesi che non toccavo sigarette. Mi piaceva usare parole difficili, per definire la tua carnagione usavo l'aggettivo eburnea, oppure lattescente, sfoggiavo le parole del quadernetto viola parlando coi miei amici. Ma questo non te lo dissi.

Nemmeno che mi stavo innamorando di te.

Avevo smesso di fumare quando eri tornata ad Arezzo da un marito che c'era e non c'era, non ho mai capito bene. Venisti ancora due o tre fine settimana e per le vacanze di Pasqua. Piovve tutto il tempo occupato a scopare, scopammo tantissimo, ormai ho perso il conto. Se lo chiedevo a te rispondevi non ricordo.

Lontani ci spedivamo lettere, fotografie. In una Polaroid eri in Svizzera, potevi avere quattordici anni, massimo quindici, i capelli strozzati dalla coda di cavallo. Con la stessa mano che aveva toccato il mio sperma sfioravi una rosa rossa – la tinta ora è un po' sbiadita – dentro a un giardino ugualmente sbiadito. 

Non avevo mai contemplato la possibilità che in Svizzera esistessero dei giardini, tantomeno rose rosse. 

Poi arrivò la piena del fiume, in fondo era prevedibile. Ti tagliasti i lunghi capelli neri a caschetto, alla Valentina di Crepax aggiungesti con tono vezzoso, e io lasciai crescere i baffi, mi facevano somigliare ad Alan Sorrenti. Smisi anche di scopare, ma ormai conoscevo la strada. 

Oggi ho cercato il significato del termine ipallage che mi ero di nuovo scordato. Adesso si fa in fretta, al posto del Devoto Oli c'è l'intelligenza artificiale. Potrebbe dirmi dove si trova la tua tomba all'interno del Cimitero Urbano di Arezzo, ma mi scorderei anche di quello.

Avevamo una memoria disastrosa, e tu capelli bellissimi.

2 commenti:

  1. La tua scrittura nervosa, incisiva, ironica, che procede per fotogrammi e precisi dettagli (fantastico il dizionario nel letto che diventa ponte fra voi due) qui da’ il meglio di sé
    massimolegnani

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    1. Grazie Massimo! Questo è un testo che ho ripreso da una prima versione di una quindicina di anni fa, che ho profondamente rivisto. Sono contento che ti sia piaciuto, è una direzione di scrittura che mi interessa sviluppare. In questo lavoro che ho chiamato delle "iniziazioni" (sono tutti brevi testi con il comune incipit mi ricordo, e che vanno a fotografare momenti per così dire dischiusivi) mi muovo ancora un po' a tentoni, come se ogni episodio reclamasse un suo diverso stile. O forse sono io a non avere ancora trovato la mia voce...

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