giovedì 14 agosto 2025

Sei un fallito!

È interessante notare come, nelle conversazioni che degenerano sui social, l’espressione più utilizzata dalle donne con intento contundente verso gli uomini è: sei un fallito.

Mi è capitato anche ieri con una donna che da tempo commentava i miei post su Facebook – beninteso, non voglio entrare nel merito dello scazzo e avere sostegno: incasso il mio fallito. Se mi concedessi a una replica di pancia direi ogni male di chi l’ha scritto, ma tocca riconoscere che, per una volta – chissà a quanti maschi realizzati l’ha già scritto –, ha colto nel segno. Mi limito a registrare questa cosa: l’inflazione del termine fallito, fuori e dentro al web. Nel secolo scorso si sarebbe detto, che so, sei un cornuto o un piscione o una testa di minchia. Adesso fallito.

Ma se ci pensiamo, possiamo trovare un elemento di continuità con un passato più schietto e volgare. Fallito è infatti l’equivalente ammodernato dello spregio sessuale: invece di dirti che hai il cazzo piccolo ti butto lì, quasi come fosse un'ovvietà, che sei un fallito, hai mancato l’obiettivo di avere un cazzo enorme. Ti è andata male mio caro, e adesso ti tieni tra le gambe la suppostina.

Per traslazione sociologica il Katzone, come veniva chiamato un celebre personaggio di Fellini (pare fosse ispirato a Simenon), occupa un ruolo apicale nell’immaginario tardo capitalistico, disponendo di sottoposti come Califano disponeva delle femmine – per inciso, anche gli studenti sono da considerarsi sottoposti del barone universitario, i lettori di uno scrittore con tanto di fascetta complimentosa, o gli spettatori a un concerto del trapper con la collana d’oro massiccio. Se non è zuppa è pan bagnato.

La cornice di senso rimane dunque quella per cui i maschi di pregio devono essere del tipo alfa; una disposizione femminile ancora ipotecata dai codici affermativi del patriarcato, da realizzarsi per meriti sessuali oppure di status sociale. A ciò si aggiunga un ulteriore elemento di americanizzazione dell'Occidente psichico, che fa del loser la più ripugnante delle condizioni.

Se si vuole ferire una donna – situazione a ruoli invertiti – rimangano così gli eterni attributi estetici: vecchia e brutta i più tipici; il termine zitella e perfino troia hanno perduto gli artigli con la conquista dell'autonomia economica del sesso non più gentil, da cui discende quella sessuale. Ma nell'antropologia pseudo colta l’affondo prende la via eufemistica, oppure si opta per la figura della litote: non esattamente una silfide, non di primo pelo etc. Per assumere vertici di cattiveria quando una donna parla di un’altra donna; e penso ad Alba Parietti che, per commentare il matrimonio di Selvaggia Lucarelli con un uomo più giovane di quindici anni, scrive: “Auguri al marito, prenderà la pensione di reversibilità."

Siccome la donna in questione, quella che mi ha dato del fallito sui social, non era né vecchia né brutta e neppure fallita, almeno stando a quanto ci teneva a precisare sui suoi successi accademici (“un fallito che mi insegna la comprensione del testo che insegno da quando ero assistente universitaria, ovvero diciotto anni fa”), si deve concludere che ha vinto lei. Anche perché mi ha bannato per prima, umiliazione definitiva del quattordicenne che urla al rivale: PICIOPACIO! E poi parte impennando con il suo Garelli truccato.

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