sabato 2 agosto 2025

Mele, pele e pompelmi, o sul genocidio a Gaza



Un'amica molto vicina al popolo di Israele, non ai suoi governanti, per quanto in una democrazia la distinzione sia sempre sfumata (se Giorgia Meloni decidesse di invadere la Polonia, come italiano mi sentirei chiamato in causa), questa amica scrive che le numerose proteste filo palestinesi replicano la politica dello struzzo, e sono un modo per non guardare alle persecuzioni subite dal popolo ebraico nella storia, oppure a ciò che avviene in Africa – in questo caso però vorrei maggiore precisione nelle accuse –, o ancora all'attacco di Hamas dell'sette ottobre, la condizione delle donne nei paesi islamici etc. Perché tutti a criticare Israele e non i suddetti problemi, saranno mica antisemiti...

Io non sono mica tanto d'accordo con la mia amica, che resta amica per quanto il suo ragionamento mi ricorda chi, pescato a rubare una mela, risponda: Sì, ma Pierino ieri ha rubato due pere. Intanto, come dice il proverbio, stiamo mescolando mele con pere, e poi ieri non è oggi, e non so quanto sia pertinente ricordare la persecuzione dei marrani in Spagna, avvenuta oltre sei secoli fa. Ma l'argomento davvero dirimente a me appare il parallelo con le manifestazioni di protesta avvenute negli Stati Uniti durante la guerra in Vietnam, o più precisamente nel periodo del diretto coinvolgimento militare americano, e cioè tra il 1964 e il 1975. Anni in cui nel mondo contemporaneamente si verificano:

1) guerra civile in Laos; 2) guerra civile in Cambogia; 3) guerra indo-pakistana; 4) guerra di liberazione del Bangladesh; 5) guerra civile in Nigeria; 6) genocidio in Burundi; 7) guerra di indipendenza delle colonie portoghesi; 8) guerra dei sei giorni e del Kippur; 9) settembre nero in Giordania; 10) colpo di stato di Pinochet; 11) strategia della tensione e stragi in Italia.

Non poco per un solo decennio, e probabilmente ho scordato qualcosa. Eppure le manifestazioni americane si concentravano sul solo Vietnam – anche loro facevano gli struzzi?

Sì e no. Semplicemente, quella guerra li coinvolgeva, si sentivano a un tempo vittime e responsabili, così come l'Italia è coinvolta dal sistematico genocidio messo in opera dall'IDF nella striscia di Gaza, già che con Israele manteniamo solidi rapporti diplomatici e militari, e come tutto il blocco dei paesi Nato lo consideriamo un presidio di democrazia, civiltà e stabilità politica in Medio Oriente.

Un momento, rileggiamo l'ultima frase: presidio di democrazia, civiltà e stabilità politica in Medio Oriente...

No, decisamente non ci siamo, e con buona pace della mia amica io mi auguro che le manifestazioni contro il genocidio, ripeto questo termine ora finalmente utilizzato anche dall'ebreo, israeliano e sionista David Grossman, mi auguro che le manifestazioni aumentino, non diminuiscano o si spostino verso altri obiettivi, pur meritevoli di attenzione.

Inoltre, sarebbe opportuno che lo Stato italiano si adoperasse per contrastare il suo alleato mediorientale, ad esempio sospendendo questo vincolo e istituendo delle sanzioni economiche – come boicottiamo le mostre di felini russi e i convegni su Dostoevskij, possiamo rinunciare a qualche bel pompelmo israeliano –, iniziative da condividere con tutta l'eurozona. Altrimenti saremo anche noi corresponsabili. Poi ci sarà tempo per scendere in piazza contro le due pere rubate da Pierino, ma adesso occupiamoci dell'enorme mela scagliata da Israele contro il popolo palestinese, con il nostro tacito ma non meno grave contributo.

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