venerdì 8 agosto 2025

Un uomo buono (mi ricordo 40)

Mi ricordo di un R5 blu acquistata di seconda mano. Aveva solo un difetto, che mi ripromettevo sempre di sistemare: la portiera anteriore, lato passeggero, si apriva solamente dall’esterno. Quando viaggiavo con qualcuno a ogni sosta dovevo scendere, fare un mezzo giro dell’auto, quindi aprire per poter consentire l’uscita a chi mi accompagnava. Nemmeno troppo sforzo, e così continuavo a rimandare.

Una notte stavo tornando da Milano con un amico, eravamo partiti dopo avere assistito al concerto dei Calibro 35. Poco prima di Monza, nel piazzale di un distributore Esso deserto, intravediamo una ragazza di colore. Il volto è solo parzialmente illuminato dall'insegna al neon con i colori della Francia, mentre la schiena, rivestita da un giaccone fucsia, riflette le luci della pensilina che ricopre le pompe per il rifornimento. Il colpo d'occhio d'insieme ricorda la fotografia di un film di Nicolas Winding Refn. Non c’è bisogno di chiedersi cosa stia facendo lì, entriamo in argomento e il mio amico mi confida di non essere mai stato con una prostituta. A me non sembra vero di poter interpretare uno dei miei ruoli preferiti: quello di Lucignolo.

– Devi assolutamente provare!  gli dico. Ma no… ma sì… ma sono fidanzato… ma dai... E alla fine cede, devo dire senza nemmeno troppo sforzo di persuasione. Ci accordiamo a questo modo. Io l’avrei aspettato al distributore, mentre lui e la ragazza, con la mia auto, potevano andare in un luogo più appartato.

Scendo. Faccio il solito mezzo giro. Apro la portiera al mio amico che mi subentra alla guida. Vedo l’R5 ripartire da dietro, ma gli stop rossi si accendono dopo pochi metri. Al lato destro la giovane è rimasta immobile come la preda di una specie indifesa, che si mimetizza con l'ambiente. Il finestrino si abbassa, lei finalmente si china con un movimento di cui riconosco l'automatismo, i gesti ripetuti migliaia di volte possiedono una loro meccanica bellezza. Stanno pattuendo la cifra che non sento, ma comunque inferiore a una pizza e una birra; le slave e le rumene chiedono un poco di più. Dall'interno della vettura mi arriva solamente il suono di Notte in Bovisa, fa parte del CD che abbiamo acquistato al banchetto dopo il concerto.

L'inverno è agli sgoccioli ma la ragazza non indossa le calze, avrà freddo penso, la pelle nera delle gambe possiede un aspetto innaturale, quasi plastificato per un eccesso di tonicità. Probabilmente è nigeriana, questo tratto della statale 36 è monopolio delle nigeriane, anche se non ha una muscolatura accentuata come la maggioranza delle persone che provengono dall'Africa centrale, è snella e le sue natiche non sono prominenti – si chiama steatopigia ho scoperto facendo le parole crociate. Sembrerebbe piuttosto senegalese, o somala. Da dove provenga è comunque molto bella.

I due si allontanano in direzione di un vialetto alberato, si tratta quasi certamente di platani un po' avvizziti per lo smog. Io cerco di non rimanere troppo in vista, non vorrei essere fermato da una volante della Polizia, o indurre qualcuno a pensare che mi stia prostituendo. In regime di libero mercato sessuale la mia concorrenza sarebbe comunque poco fruttifera.

C’è un distributore automatico di merendine e bevande. Inserisco le monete e seleziono una lattina di chinotto, avrei preferito una Ceres ma non vendono alcolici, pazienza, prendo anche una crostata con marmellata di ciliegie. La situazione sarebbe perfetta per fumarsi una sigaretta. Peccato che abbia smesso da poco, e poi nei distributori di benzina è vietato, potrebbe prendere fuoco. Immagino l’incendio, le fiamme che salgono al cielo, si estendono ai platani del vialetto, invadono Monza vorticando furiose… Devo pure ingannare il tempo pensando a qualcosa.

Ma hanno vita breve i miei pensieri incendiari, non sono passati nemmeno quindici minuti e vedo comparire i fanali dell’R5. Non che ci avrei messo più tempo, in questo genere di cose si tende a essere spicci, mai come qui vale la massima il tempo è denaro.

– Allora, dai, racconta , dico al mio amico quando mi raggiunge. Ho già rimesso la divisa da Lucignolo. Ma lui appare frastornato, sulle prime non vuole parlare. Poi però me lo confessa: – Mi sento una merda.

– Una merda, e perché mai?

Mentre attendo la sua risposta, che non arriva subito, mi scorrono davanti agli occhi gli articoli sul Manifesto di Luciana Castellina e Rossana Rossanda, i cortei delle femministe che uniscono indice e pollice delle due mani a mimare la fica, l'utero è mio e lo gestisco io gridano, la tratta degli schiavi e soprattutto delle schiave, la favola della Piccola fiammiferaia, convenendo che in effetti sì, siamo proprio delle merde. Devo assolutamente smettere di andare con le prostitute. Ma lui interrompe il mio autodafé, e finalmente vuota il sacco.

– Sai la faccenda della portiera.

– Sì, certo, la portiera. Domani chiamo il meccanico e...

– No, aspetta. Fammi finire.

– Ok.

– Quando ho completato tutta la trafila, sì, insomma, dovevo pur farla uscire, lei ha sgranato gli occhi. Poi è scoppiata a piangere.

– A piangere?!

– Tu sei un uomo buono, mi ha detto. In quattro anni che faccio questo lavoro nessuno era mai stato così gentile. Solo tu sei sceso dall’auto per aprirmi la portiera, mi hai fatto sentire una principessa. Tu sei un uomo buono.


2 commenti:

  1. Risposte
    1. Diciamo che in questo testo chi dice io - e abbiamo imparato che voce narrante e autore non sempre coincidono, non al 100% almeno - non fa nulla per apparire una bella persona. Così illuminando per contrasto lo splendore dell'anima della ragazza. ❤️

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