In fondo, sono l'equivalente postmoderno delle
frasi che i sette savi avevano inciso sul frontone del tempio di Delfi, a far
da specchio al proprio tempo. Del nostro, di tempo, rimarrà invece quel
tormentone, a ricordarci che c'è stata un'epoca in cui non bastava essere delle
persone molto importanti (Very Important Persons), ma piuttosto molto molto,
very very, l'iperbole dilaga quando il maggiorativo diviene la regola, e come
cantava Giorgio Gaber non basta più l'amore ma ci vuole un "plus
amore".
La sensazione è quella restituita da una celebre sequenza de Il grande dittatore di
Chaplin, in cui Hitler e Mussolini continuano ad alzare le poltrone da barbiere
su cui sono seduti uno al cospetto dell'altro, per svettare sull'interlocutore.
Forse entrambi già intuivano l'ombra che ci ha infine avvolti, in cui i nomi si
confondono ai nomi, le facce alle facce. L'unica sarà allora precipitarsi su un
social network per guadagnare una manciata di like, a provvisoria restituzione
(obliterazione) di una caricatura di esistenza. O, meglio ancora, diventare dei
vipponi.
giovedì 23 settembre 2021
Vipponi
Il neologismo vipponi,
coniato da Alfredo Signorini per chiamare a raccolta i concorrenti del Grande
Fratello Vip, credo che rimarrà a futura memoria, come gli slogan degli anni ottanta
di Gerry Calà: libidine, doppia libidine,
libidine col fiocco.
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