sabato 11 settembre 2021

Infamia

Edoardo Albinati, per chi scrive uno dei maggiori poeti e narratori italiani viventi, incorse a giugno di tre anni fa in un antipatico svarione. Fu quando si augurò che “su quella nave morisse qualcuno, morisse un bambino”.

Stava parlando in pubblico della nave Aquarius, e più in generale dei migranti respinti dalle motovedette inviate dall’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Una sciocchezza di cui lo stesso Albinati si è presto reso conto, e, dopo essersi come giusto scusato, ha analizzato quell'uscita infelice nei suoi risvolti politici e biografici, conferendogli la forma di un bellissimo pamphlet: Cronistoria di un pensiero infame, Baldini & Castoldi, 2018.

Mi viene in mente l'episodio leggendo i commenti sui social che prendono di mira chi ha deciso di non vaccinarsi, esasperando un sentimento a cui confesso, come Albinati, di non sentirmi del tutto immune. Massì, diciamolo, questa gente ci fa un po' incazzare. Ma anche l'informazione ufficiale contiene un ronzante sottotesto, che così potremmo tradurre: sono degli irresponsabili, degli scrocconi dell’immunità gregge! Un sentire che alla lunga ha finito col farsi auspicio di sventura.

Penso a chi gioisce, più o meno esplicitamente, per l’ennesimo militante no vax morto di Covid; oggi è stato il turno dell’ex pilota spagnolo di motociclismo Jorge Lis, 46 anni, pace all’anima sua. Ma anche ai gongolanti ah però, avete visto, ben vi sta! di chi è contrario al vaccino, e ora vede dilagare il virus nel vaccinatissimo Israele. 

Se ricerco un aggettivo per definire la radice psichica che muove le nostre emozioni verso simili bersagli, come in un'infinita battaglia navale in cui si esulta a ogni colpito e affondato, il più preciso, esatto, a prova di sinonimi, è proprio quello utilizzato dallo scrittore romano: infame. 

La pandemia, sia in chi è a favore sia in chi è contro i vaccini e le politiche governative – beninteso con ragioni scientifiche diverse, e anche diverse responsabilità civili e morali –, sta scoperchiando una disposizione da cui pensavamo di esserci liberati, di averla consegnata a vecchie manzoniane colonne, oppure al gergo malavitoso, roba da tossici, da mafiosi, l’infamità. E invece no, rieccola tra di noi.

Ne prendo atto senza suggerimenti da offrire, alla maniera di una seduta di psicanalisi in cui hai compreso di non avere mai amato tua moglie, e di esserti preso una sbandata per l’idraulico. In fondo la parità di genere è anche questa, spartirsi l'esuberanza erotica degli idraulici...

Ma siamo pari – io come Albinati, come buona parte se non proprio tutti gli umani – anche in una vocina interna, una vocina infame che ora sta guadagnando il megafono. Si inizia dal bar e poi si passa a Facebook, alla Nazione, il continente, un mondo intero costituito sul primordiale sentimento del rancore, che trova nell’infamia il suo corrispondente operativo. E almeno un merito il Covid ce l’ha: averci fatto da specchio.

1 commento:

  1. Sono per la tesi opposta. Sei no vax? Ti infetti gravemente? Ti prendo, ti curo gratis, come chiunque altro, ti sorrido e ti rimando dai tuoi con la lieta novella. Se servirà bene, altrimenti amen. Ma non possiamo passare dalla parte di chi ostacola la luce. Neanche per un secondo. Infami mai.

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