Guardando la serie tv sugli 883, mi ronzava in testa una frase di Joseph Conrad: “Metti a nudo il tuo cuore, e la gente starà ad ascoltarti per quello – solo quello è interessante.”
In effetti, trovo la serie sulla coppia di musicisti pavesi interessante, di più: mi sta piacendo un sacco, complice forse l’abile regia di Sydney Sibilia. Ma poi c’è il cuore. Io, quel cuore lì, l’ho sentito pulsare negli stessi luoghi e tempi delle vicende raccontate; ho un anno in più di Max Pezzali e tra il 1987 e il 1989 mi trovavo a Pavia, dove frequentavo l’università.
In una sequenza del secondo episodio, si vede Mauro Repetto fare il barista al Bar Lux. Ma anche io andavo al Bar Lux! Mi ci portò per la prima volta il mio amico Vitto; nei giorni precedenti, all’ora dell’aperitivo, non lo si trovava mai. Dov'è Vitto? Boh. Intanto lui stava con un flute in mano e il gomito poggiato al bancone del Lux. Dagli un giorno, dagli un altro e non mutando mai di ordinazione, finché il barista, forse si trattava proprio di Repetto, gli chiede: “Le verso il solito?” Solo a quel punto Vitto mi aveva invitato nel suo nuovo bar. Voleva mostrarmi che lui era di casa, che aveva una casa, un solito da sorseggiare. Se non sbaglio si trattava di comune prosecco, e però convertito in stigma di appartenenza al Bar Lux.
La sensazione di avere una tana in cui rifugiarsi, un luogo che riconosci e dove sei riconosciuto, è chiaro segnale di possesso di un cuore, per quanto ancora piccolo piccolo, il cuore di un uccellino che fatica a spiccare il volo. Le canzoni degli 883 sono tutte così: mediamente bruttine, come è bruttino un passero appena uscito dal guscio. Eppure già vorrebbe diventare aquila, è ciò che accade anche ai nostri due passerotti pavesi, li vediamo prendere la rincorsa in motorino – rigorosamente sempre in due sulla sella lunga del Sì Piaggio – in attesa del balzo d'ali con cui raggiungere un indistinto nord sud ovest est, qualsiasi destinazione alternativa alla provincia va bene. Ma invece rimangono impigliati al nido (il loro Bar Lux si chiama Jolly Blue), che una volta abbandonato poi rimpiangono.
Una dialettica tra desiderio e nostalgia raccontata
senza filtri e abbellimenti, solo cuore messo a nudo: non certo un cuore
speciale, come non è speciale la musica degli 883. Ma sono proprio i limiti a
renderli interessanti, aveva ragione Conrad, la gente rimane ad
ascoltarti per questa imperfetta umanità. Recita il refrain di un’altra canzone
del periodo: “Ma dimmi un cuore ce l'hai \ non hai capito che il mondo è fatto
pure di noi…”
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