Scopro solamente oggi, a funerali avvenuti, che è morta la mia amica Mariolina Zitta. Quando da adolescente giocavo a basket lei, con pochi anni più di me e talento ben maggiore, era uno di quei nomi che si pronunciavano (oltre che per la bellezza acustica) per dimostrare che anche una persona nata in provincia poteva farcela – guarda Mariolina ti diceva l’allenatore di turno, adesso gioca in una squadra di serie A; poi fu il turno di una diversa e un'altra ancora in una città di mare, in un’erranza precoce che avrebbe caratterizzato anche il seguito della sua vita. Ogni tanto mi telefonava da uno di questi altrove: “La prossima settimana sono a Sondrio” mi diceva, “vorrei chiederti un consiglio, ci vediamo?” In realtà erano quasi tutte scelte da lei già risolte, e in ogni modo cosa avrei potuto suggerirle: la mia natura stanziale era impreparata a quesiti che riguardavano il muoversi, l’andare. Mi piace dunque credere che avesse semplicemente voglia di vedermi, come a me faceva piacere incontrare lei. Poi le nostre esistenze continuavano a divaricare, ma erano incontri, purtroppo negli ultimi anni meno frequenti, che a volte lasciavano tracce preziose. Ad esempio il dono di un suo cd. Dopo avere sperimentato le possibilità e i limiti del corpo nello sport aveva infatti iniziato a perlustrare il mondo dei suoni, non accontentandosi di quelli prodotti dagli strumenti musicali. Una disposizione che mi ha sempre ricordato la figura dell’ossimoro: lei così piantata al suolo, solida, pacata, nei suoi lavori tradiva la stessa irrequietezza che la portava a non trovare un luogo a cui dare il nome casa. Io non sempre comprendevo, abbozzavo, come la volta che mi fece udire una composizione in cui le frequenze acustiche erano prodotte da un coro di pipistrelli; si era infilata in una grotta con un registratore per estorcerne il canto. Io ascoltavo incuriosito senza però riuscire a individuare il refrain, che attendevo come un bambino con la campanella dell'intervallo. Eppure anche il nostro malintenderci possedeva una sua armonia, probabilmente stimavamo entrambi le diversità che in altri ci avrebbero fatto diffidare. E insomma, sì, forse ci volevamo anche un poco bene. Ciao Mariolina!
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