Ho notato che negli ultimi anni molti giovani cantano con un'impostazione della voce particolare, non saprei come definirla ma è accaduto anche all'ultimo Festival di Sanremo. Ad esempio Mahmood, oppure Angelina Mango o, ancora, Madame che credo sia l'autrice della canzone vincitrice, ma non era presente in gara. Tutti con quell'impostazione della voce lì; dopo un primo effetto di straniamento diventa piacevole, quasi l’eco di un idioma cantilenante parlato in qualche landa sperduta.
Con la cantilena sanremese nelle orecchie – mi sferza ogni volta che mi sintonizzo su una stazione radiofonica privata – è tornata alla mente una ragazza che spopolava su YouTube un paio di anni fa. Un successo ottenuto facendo la caricatura del modo di esprimersi delle adolescenti milanesi, a cui aveva dato il nome di corsivo; naturalmente non c’entra nulla con l’omonima forma grafica della scrittura. Sono andato a rivederla e, in effetti, oltre a essere molto buffa, ricorda la pronuncia canora di Madame, Angelina Mango, Mahmood e tutti gli altri.
Ma ricorda anche i bambini quando vogliono apparire ancora più
bambini; non si tratta propriamente di capricci ma qualcosa di simile, serve a intenerire i genitori e ottenere un vantaggio, mettiamo mezz'ora in più di PlayStation o l'esenzione dai cavolfiori in favore di una pizza. Più in generale, è una strategia elaborata dai mammiferi di ogni specie – cani, gatti,
pecore... – i cui cuccioli enfatizzano vocalmente la loro condizione inerme, a questo modo generando attenzione e accudimento da parte degli animali adulti.
Ecco, è come se anche i cuccioli di Sanremo belassero,
miagolassero, guaissero per dirci siamo qui, prendetevi cura di noi. Una
disposizione non completamente nuova, solo esasperata. Fino ai tardi anni Cinquanta, con un'elasticità che arriva al '68, a diciott'anni sì doveva già essere ometti o signorine, e
anche cantando veniva esibito questo tratto di maturità acquisita. Poi arrivò Gigliola
Cinquetti, non a caso presente anche a questo Festival, con Non ho l'età,
arrivarono i Rokes con Che colpa abbiamo noi, Eros Ramazzotti con Terra promessa, Luis Miguel con Ragazzi di oggi. E ragazzi lo erano
davvero, solo che per la prima volta affermavano orgogliosi la propria
condizione – fragilità incluse – come già era avvenuto negli Stati Uniti con
Elvis ma soprattutto con il film Gioventù bruciata.
È dunque una tendenza di lungo corso, solo che non è
una tendenza evolutiva ma involutiva: prima uomini, poi ragazzi e infine...
Beh, mi sembra ragionevole ipotizzare che il prossimo passaggio sarà il vagito,
e, proseguendo ancora nel riavvolgimento del film, il lamento di qualche tenerissimo cucciolotto appena nato. In fondo dobbiamo essere grati a Sanremo, che contrariamente a chi lo
vuole un baraccone pittoresco e avulso fa da specchio al Paese reale.
Quello a cui Mangiafoco conduce i bambini trasformati in ciuchini.
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