Un'ora fa ero sdraiato prono su un lettino di metallo dalle lenzuola verdi e nessun cuscino a sorreggermi il capo. Non so cosa stesse facendo esattamente il medico alle mie spalle, o meglio preferisco non saperlo, si tenga forte con le mani al materasso mi era stato detto soltanto. Una rimozione sistematica di ogni elemento reale e perfino temporale, in un orizzonte illusorio (per distrarmi cercavo di pensare alle foto con il leoncino in braccio che bambini più ricchi o fortunati si facevano fare al Circo Americano) dal quale non ero riuscito a cancellare la vista di una siringa enorme, mio nonno ne possedeva una simile per le mucche. Dunque è con quella che mi preleveranno un campione di midollo dall'osso iliaco! Sullo sfondo un vago sferragliare che produceva qualche fitta di dolore attutita dall'anestesia, mentre udivo delle voci – quella dello stesso medico e dell'infermiera, immagino, non c'erano altre persone nella stanza – scherzare sul numero dei pazienti che erano svenuti nel sottoporsi all'esame per cui mi trovavo lì: oggi tre, ieri due, nel rialzarsi sono andati giù lunghi distesi, ah ah ah. Ne parlavano con una confidenza che mi è apparsa eccessiva, forse tra i due c'era qualcosa, erano amanti o lo sarebbero diventati a breve... ma probabilmente si trattava di una normale statistica, come un bagnino romagnolo enumera le sue conquiste o l'uomo che vende caldarroste mette da parte le castagne guaste. Io ero in potenza la quarta castagna, e il fatto che potessi ascoltarli, cosa che in effetti stavo facendo, non era neppure contemplato: le castagne non hanno orecchie, i corpi sono solo corpi e le ossa ossa. Si è manifestata a questo punto un'immagine diversa, aveva i contorni indistinti di un campo da bowling dove noi eravamo i birilli e loro Jesus Quintana, il giocatore ispanico interpretato da John Turturro in The Big Lebowsky, prima di ogni lancio estrae la lingua e con la punta carezza la boccia – bello il suono con cui raggiunge la kegel rotolando sulla pista di legno, e poi il fragore nell’impatto. A parte i birilli direttamente centrati, mi è venuto il sospetto che gli altri caschino per imitazione, non per una catena meccanica di urti, spintarelle, le stesse dei giovani ai concerti nazirock: pogano forsennatamente ma malgrado ciò restano in piedi; un mistero se pensiamo all'umanità come a una serie di abbattimenti, il crollo è una vocazione prima ancora che un destino. E comunque, per la cronaca, il mio birillo non è stato raso al suolo. Non ancora, almeno.
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