Mi ricordo che quando l'estate raggiungeva il suo culmine si andava nel granoturco per giocare a nascondino. La nonna non voleva – si rovina il fogliame diceva, ma più che altro temeva che le fronde affilate ci graffiassero gli occhi – mentre il nonno rideva e lasciava fare. Un gioco insensato a ben vedere: bastava allontanarsi di qualche passo dal campo e, dal movimento delle cime, era possibile individuare la posizione dell'altro. Anche perché eravamo solamente in due, io e Stefano, il figlio dei vicini di fattoria. Ma il numero per noi non rappresentava un problema, ci lanciavano a capofitto tra i fusti e, a quel punto, non era più chiaro chi fosse il cacciatore e chi la preda, vagavamo in un labirinto verde con l'eccitazione e il timore di essere scoperti. Quando accadeva, al sussulto iniziale accompagnato dalle grida ECCOTI VISTO TANA!, sopravveniva un po' di delusione, e in fila indiana prendevamo la direzione del sole, unico riferimento nella fitta omogeneità del ventre vegetale che altrimenti ci avrebbe digerito; l'unica variabile cromatica era costituita dagli stimmi delle pannocchie, messi in tasca sarebbero serviti per farci baffi e pizzetto da Buffalo Bill. Va aggiunto che Stefano arrivava solo a pomeriggio inoltrato, si presentava a bordo di una Graziella piena di adesivi all'ora in cui il nonno afferrava i secchielli di latta per andare a mungere le mucche, e così il sole ci indicava il ponente dove si trovava il letamaio, poi veniva una roggia e quindi il prato già falciato un paio di volte, dove ci accucciavamo a pensare quale avrebbe potuto essere il nuovo sfogo di energie, stare seduti ci era già venuto a noia. Di solito si trattava della ricerca dei giornaletti porno abbandonati nella boschina, altrimenti detta camporella, a poche centinaia di metri di distanza. In fondo una nuova quest: corpi che si incorporano, ma inanimati, spalmati sulla carta impastata da pioggia, terra e umori organici sconosciuti, e corpi vivi – i nostri – che non sanno cosa fare uno dell'altro. È chiaro che mancava una donna. Una bambina meglio, poi ragazza, signorina, mamma e così via. Questa è la vita ti dicono, ma lo realizzi solamente in seguito. All'inizio lo capisci soltanto. Quando al sapere si accompagna il sentire, è perché è già stato mietuto il granoturco, e il gioco perde un po' di interesse. Così si aspetta in silenzio la sera per coricarsi, mentre con polpastrelli duri e avvizziti la nonna carezza le sfere ambra del rosario.
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