Pensavo a questa cosa: al bambino, al cane, a chiunque venga detto bravo fa sempre piacere, e chi frequenta i social non fa eccezione: i like sono un premio come il biscottino al cane di cui sopra, mai sputare nel piatto in cui ci si sbrana.
Però, pensavo sempre, c'è un'altra variabile da tenere in conto, che introduce Lacan con la consueta tortuosa lucidità. Ciò che ci fa davvero piacere, semplifico, è l'approvazione di chi anche noi approviamo, la stima di chi stimiamo.ì
Mescolando gli orientamenti psicoanalitici potremmo dire che questa approvazione ci definisce, ci individualizza – la medaglia è al merito di ciò che si precisa nel mio gesto, e quel qualcosa sono proprio io, l'altro mi fa da specchio. E così diventa un bravo Guido, brava Cinzia, bravo Ermenegildo!
Mi chiedo dunque quale possa essere il piacere nell'ottenere centinaia di like attraverso l'immagine di un gattino, o, nel caso di una giovane donna, mostrandosi con la camicetta un po' più sbottonata del solito – tu sei il tuo gattino, oppure coincidi con il seno che si intravede con finta sbadataggine? Oh cacchio, mi è scappato un bottone...
Io penso di sì. Penso che i social, per molte persone, arriverei ad azzardare la maggioranza, si siano trasformati in una diluizione dell'identità personale, al punto da evocare un tutto indistinto e così solo quantificabile. Titolava un suo libro con grande anticipo Guénon: Il regno della quantità e i segni dei tempi.
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