Mi ricordo una domenica mattina all'autodromo di Monza, il rumore insopportabile dei motori io mi mettevo le dita nelle orecchie, questi, pensavo, sono matti, mi ricordo i box attraversati dalle tute blu dei meccanici, la stessa concitazione delle formiche nell'avventarsi sui resti del picnic precipitati a lato del plaid tartan, a guardarlo da una mongolfiera si sarebbe detto una toppa sul tessuto verde del prato, dal mangianastri le note di Piccola e fragile di Drupi mentre la mamma spreme maionese sulla Simmenthal e la infila dentro il pane all'olio, mi ricorderò forse un'altra volta meglio di questo ricordo, ora mi ricordo gomme enormi e profumate sospinte senza alcuno sforzo, chi non ha le mani occupate o il casco in testa si accende una sigaretta con un accendino d'argento o, non meno spesso, d'oro, ovunque la scritta Marlboro, John Player Special, STP, Champion, papà indossa dei pantaloni neri e una camicia bianca con uno stemma medievale a forma di scudo cucito sul taschino, l’insegna dei cronometristi, mi ricordo l’oscillare irregolare del cronometro appeso al collo con una cordicella rossa e tesa, mi ricordo di avere pensato alla liana da cui si lancia Tarzan dopo avere cacciato il suo famigerato urlo, non allontanarti dice papà e io rispondo cooosa?, NON ALLONTANARTI resta sempre qui accanto a me altrimenti ti perdi come a Rimini, mi ricordo gli altoparlanti dei bagni Aurora di Rimini, si è perso un bambino il suo nome è Guido, nel dubbio l'avviso era stato ripetuto anche in tedesco (Ein Kind ist verloren gegangen, sein Name ist Guido), al termine della gara, l'ho capito dall'attenuarsi del baccano, solo qualche sgasata ogni tanto potevo finalmente togliere le dita dalle orecchie, c’è stato un buffet e mi ricordo che era presente Arturo Merzario con un cappello da cow boy bianco, in quel periodo correva già in Formula 1 ma quella non era una gara di Formula 1, le auto erano tutte delle Porsche Carrera con un enorme alettone posteriore, mi piaceva la sagoma affusolata non meno del suono, alettone, così continuavo a pronunciare frasi in cui fosse incluso il termine alettone, udirlo uscire dalla mia bocca pareva conferirmi qualcosa di adulto, mi ricordo una saletta a fianco del buffet dove era presente un’autopista Policar a otto corsie, vai pure dice papà che sta bevendo un Crodino ma poi non muoverti aspettami lì, mi ricordo che anche i modellini in scala possedevano l'alettone e i figli dei piloti, i lineamenti armoniosi e quasi femminei da giovani ricchi, pigiavano con foga sul tasto che trasmette l'impulso elettrico, mi ricordo che mi era stato offerto di partecipare alla competizione ed ero arrivato terzo o quarto e comunque prima del figlio di Merzario, quando papà aveva visto che avevo battuto il figlio di Merzario aveva detto BRAVO!, me lo ricordo o forse l'ho inventato il giorno dopo a scuola nel raccontare l’intera avventura a Federico, e papà non ha detto nulla e ha continuato a sorseggiare il suo Crodino con uno stemma da cavaliere medievale impresso sul petto e Tarzan che oscilla appeso al collo.
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