Nel giorno in cui l'argomento che non perdona e tocca è la strage di Paderno Dugnano, compare, non so bene da quale altrove, un video di Vincenzo Mollica. Gli occhi sono semichiusi a causa di uveite, glaucoma e iridociclite plastica, le mani impugnano le copertine di due vecchi vinili di Celentano, le innalza nella direzione dove immagina posizionata la camera che sta riprendendo, purtroppo non si distinguono i titoli per via del tremore procurato dal morbo di Parkinson; leggo che soffre anche di diabete mellito ma continua a parlare di Adriano Celentano, dice che i dischi imperdibili del Molleggiato sono sei, e a me sembra di scorgere un invisibile filo che mi riconduce a Paderno Dugnano. La vita viene cancellata con un coltello da cucina e subito ricompare da un'altra parte, ostinata e tremebonda, nonostante tutto va avanti, una carezza e un pugno cantava Celentano. E non si capisce in quale dei due quadri sia contenuta una misura più alta di mistero, di tragedia ma insieme di qualcosa che sfugge alla logica dei discorsi; in fondo il melodramma è nato a questo scopo: dove non arrivano le parole comincia la musica; in seguito vennero le canzoni che di Mollica sono state passione e professione, assieme al fumetto che ugualmente accoppia parole con immagini. "Quando di due farete uno solo", sta scritto nel Vangelo apocrifo di Tommaso, "diventerete figli dell'Uomo, e se direte: Montagna spostati! quella si sposterà."
Nessun commento:
Posta un commento