mercoledì 8 maggio 2024

Quadrifogli, o su coglioni, cretine e altri (social) inferni


Se i social hanno il successo che hanno, qualche merito ce l'avranno. Personalmente, mi hanno aiutato a vedere le persone come in controluce, intuendone una struttura interna simile alla nervatura delle foglie; tende a ripetersi secondo precise ricorrenze, macrocategorie che non hanno valore assoluto ma statistico. Ciò è particolarmente evidente riguardo ai generi.

Per carità, non voglio avventurarmi nello sdrucciolevole tema delle pari opportunità, ma, attraverso il filtro ottico di comunità rigorosamente virtuali, uomini e donne confermano la loro differenza: nel peggio come nel meglio. È 
forse solo nella medietà che tendono a conformarsi, come a quei concerti in cui il pubblico intona il refrain della canzone dell'estate accendendo la torcia dello smartphone (una volta si utilizzava l'accendino).

E così, scorrendo la bacheca di Facebook, quando leggo ciò che mi appare la colossale sciocchezza scritta da un maschio, mi scappa il più delle volte la parola coglione. Mentre quando la sciocchezza proviene da una donna l'aggettivo, sostantivizzato, diventa cretina, o per esteso e continuando a parlare con il monitor: “Eccola lì... la cretina!”

Ovviamente tengo tutto dentro, non commento, non sollevo polemiche. Fino a poco tempo fa pensavo fossero sinonimi, e il mio inconscio linguistico scovasse quei termini per pura consuetudine. Invece no. Coglione è il maschio che aderisce a una parte autentica ma limitatissima di sé – quella genitale, appunto, o se vogliamo essere dotti pulsionale – e confidando nella bussola dei suoi pencolanti attributi si orienta in qualsiasi materia. Un esempio? Il generale Vannacci.

La cretina non è allora solamente diversa dal coglione, ma sconta una disposizione opposta: in lei tutto è artefatto, si auto percepisce sulla base di categorie orecchiate – "copia di mille riassunti" le chiama Samuele Bersani in una bella canzone – che vorrebbe imporre con la stessa acefala assertività a suo tempo subita. Se ne ricava la presenza di molti cretini anche tra gli uomini, e coglione tra le donne. O per essere più precisi: i cretini, maschi, sono generalmente di sinistra (il che non significa che la Sinistra sia composta da cretini) e le femmine coglione di destra (stesso discorso).

L'idea non è farina del mio sacco, lo suggeriva già Lacan per il quale il vizio capitale della Destra è rappresentato dall'egoismo; e cosa c'è di più egoistico del desiderio di infilare il proprio cazzo in ogni anfratto femminile, quindi bersi una Peroni ghiacciata, con rutto libero, di fronte al televisore sintonizzato su una partita di calcio. Siamo insomma al livello basico dell’esistere: mangia, accoppiati e combatti per interposta persona. Mentre il vizio della Sinistra, continua Lacan, è la "bêtise", da intendersi come una particolare forma appresa di stupidità.

Ma se grattiamo la scorza ai talk show politici, facciamo scorrere l'acquaragia sopra alle espressioni svagate in cui le difese linguistiche si abbassano – ed è in ciò l'utile di quel luogo di arruffate verità che sono i social – troviamo conferma all'assunto iniziale: il peggio del peggio maschile è composto da coglioni, e quello femminile da cretine. E il meglio? Se esiste il peggio dovrà infatti esserci anche il suo opposto.

Un'idea me la sono fatta… di grande aiuto sono le parole conclusive delle Città invisibili di Italo Calvino:

"L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà: se ce n’è uno è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiano stando insieme.
Due modi ci sono per non soffrirne.
Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e approfondimento continui: cercare e saper riconoscere che e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio."

Se l’aspetto degradato dell’umano somiglia alle famiglie felici con cui inizia un altro romanzo, tutte uguali tra di loro secondo Tolstoj, la virtù è variabile al modo dell'infelicità: nella sua paziente ricerca di un chiosco di granite nell'inferno dei viventi, ha una sua propria e unica tonalità. A me emoziona e perfino commuovere una certa disposizione del femminile; ma anche tra le persone del mio sesso il meglio continua a offrirsi, seppure in forme diverse. E però sono forme mie, per un altro, un'altra, magari è diverso. L'elemento comune consiste nel non accontentarsi del menù del giorno.

In tutto ciò, l'infernale affaccendarsi delle cretine, non meno dei coglioni, macina il suo quotidiano raccolto di irrilevanza, i post si succedono in precisa cadenza, al bar chi ordina caffè corretto Sambuca continua a farlo, e probabilmente non ci sarebbe neppure gusto se il meglio abbondasse come il riso sulla bocca degli stolti; un proverbio che in fondo dice la stessa cosa, aggiungendo la virtù della sintesi.

Sta dunque a ciascuno il difficile compito di riconoscere, quindi dare spazio e far durare quanto di prezioso continua a manifestarsi; magari in piccolo, come i quadrifogli che si nascondono nel tappeto dei loro simili con tre foglie. Se solo non avessimo questa brutta abitudine di strapparli ogni volta che ne troviamo uno, chissà, forse il mondo sarebbe pieno di quadrifogli. E di bellissime persone.

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