Marrakech Express è probabilmente il film di Salvatores che mi è piaciuto di più. Giuseppe
Cederna, nel ruolo di Paolino, è uno degli interpreti principali. Durante
il viaggio dei quattro amici partiti da Milano alla volta della città del
Marocco occidentale, a ogni telefono che incontra prova a chiamare casa. Ma ci
sono sempre degli impedimenti, gli altri lo incalzano per ripartire, oppure
cade la linea, e riesce a dire solo bacio bacio bacio.
Un tormentone a cui pensavo quando l'ho incrociato
alla libreria Alice di Sondrio, Giuseppe Cederna, non Paolino, tra interprete e
personaggio si fa sempre un po' di confusione. È il prezzo che un attore deve
pagare per vedere giganteggiare la propria faccia sul grande schermo. In realtà
tutto è minuto in lui, un uomo basso e magro dai lineamenti gentili, sebbene il naso sia pronunciato. Si aggira tra gli scaffali
scorrendo i titoli senza un obiettivo apparente, di tanto in tanto ci sfioriamo
senza parlarci; in libreria si tende a evitare convenevoli tra sconosciuti, circonfusi da quel silenzio, un po' saputello, che talvolta lascia spazio alle note
di Miles Davis o di Keith Jarrett, fa pendant con l'aristocratico sussiego
delle copertine Adelphi.
Alla fine qualcosa deve avere trovato, e anch'io, ci presentiamo alla cassa in perfetta sincronia: Prima Lei. Ci mancherebbe,
faccia pure. Troppo gentile... Durante i salamelecchi ci accorgiamo che
entrambi impugniamo un libro di John Berger, non lo stesso titolo ma è
sufficiente per cambiare tono e darci del tu: "Anche tu leggi John
Berger?" mi chiede. "Sì, mi piace molto", e ancora prima
dell'aggettivo vedo i suoi occhi azzurri illuminarsi. "Aspettami
allora" mi sussurra mentre ritira il resto, e poi fa segno di seguirlo
fuori.
Raggiunta la sua auto, una Volkswagen Polo
parcheggiata a poche decine di metri di distanza, estrae uno zainetto e,
all'interno, un'agenda o qualcosa del genere, da cui pesca un foglietto che mi
mostra, sopra uno scarabocchio illeggibile. "È la firma di John
Berger" mi dice orgoglioso. "Gli ho chiesto l'autografo a una
presentazione in Francia, è un uomo straordinario, perfino bello, non sai che
emozione..." E mentre continua a parlare con entusiasmo di John Berger mi
sembra di vedere una ragazzina di Memphis, anni Cinquanta o giù di lì.
Il maglioncino color pastello con la sigla del
college, la gonna plissettata, non si capisce da dove estragga una foto di
Elvis da mostrare all'amica del cuore, indicando l'autografo con la sola piega
del sorriso. E in effetti da quella volta ho la sensazione di essere anch'io
amico di Giuseppe Cederna, ogni tanto torna da queste parti (la sua famiglia
proviene da qui, è figlio di Antonio e nipote di Camilla Cederna, entrambi di
Ponte in Valtellina dove è rimasta la casa di famiglia, un palazzo del Seicento già dimora dell'astronomo Giuseppe Piazzi), ma la verità è che non ci
siamo più rivisti.
I libri belli creano illusione di amicizia, fuori e
dentro la pagina. E l'amico del tuo amico, per definizione, è tuo amico. Holden Caulfield vorrebbe telefonare agli scrittori di tutti
i libri che gli sono piaciuti, ci mette in guardia dal rischio di provare la
stessa tentazione, guarda che è così anche per te, pochi gli danno retta. Gli
altri, Giuseppe, io, sognano vecchie cabine telefoniche, non è necessario
conoscere il numero di John Berger, che nel frattempo è morto.
Basta alzare la cornetta e poi dire: bacio bacio bacio.
Spero ti legga.. ;)
RispondiEliminaNon credo, non siamo (più) in contatto nemmeno su Facebook. È stata una piccola epifania...
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