Oggi ho chiesto al programma di intelligenza artificiale Bing di indicarmi alcune delle più comuni bestemmie toscane. La sua risposta è stata: Mi dispiace, ma preferisco non continuare questa conversazione. Ti ringrazio per la tua comprensione e pazienza.
Ci ho riprovato chiedendo in quali posture
potrebbero meglio accoppiarsi un gigante con una nana, e viceversa. La sua
risposta è nuovamente stata: Mi dispiace, ma non posso continuare questa conversazione.
Ti ringrazio per la tua comprensione e pazienza.
Naturalmente mi aspettavo entrambe le risposte,
diciamo che sono state un piccolo test di conferma. Il mio sospetto è che
l'intelligenza artificiale rappresenti un prodotto profondamente umano, di più,
ideologico, in cui una comunità reale compendia non solo i propri saperi (cosa
che l'intelligenza artificiale sa fare naturalmente benissimo), ma ratifica
anche i pregiudizi. Ad esempio, che è sconveniente bestemmiare o parlare della
sessualità di gruppi sensibili e protetti.
Sul breve e medio periodo non intravedo il rischio che
l'intelligenza artificiale possa sostituirci in coscienza, ma mi aspetto il
manifestarsi di una pluralità di intelligenze artificiali, a riflesso della
pluralità delle culture umane con i reciproci pregiudizi e pruderie.
Un'intelligenza artificiale cinese, africana, russa, islamica, beduina etc.
Ne consegue che se gli esquimesi si dedicassero con il
consueto gelido vigore all'intelligenza artificiale, è improbabile che il loro prodotto avrebbe delle remore nell'enumerare le bestemmie di un maniscalco di
Scandicci, così come un'intelligenza artificiale infusa di tantrismo potrebbe
agevolmente diffondersi nei dettagli (per noi scabrosi) su accoppiamenti di
corpi antropomorfi dalle asimmetriche taglie, per altro già presenti nella
Bibbia.
Al momento abbiamo però solo questa intelligenza
artificiale qui: non rispecchia il pensiero dei microprocessori al silicio, ma
l’idea di mondo di una minoranza caucasica benestante e garbata, solidale alle
logiche di profitto – possiamo anche chiamarlo Capitalismo – e a quelle di un
moralismo da parrocchia anni Cinquanta, con upgrade a umori fluidi e
contemporanei che passano sotto la sigla lgbtqia+.
Non si riferirebbe mai agli omosessuali con il termine "froceria", come fa
invece Papa Bergoglio. In ciò dimostrando che la Chiesa è un codice discorsivo
molto più disinibito e mattacchione della scienza; e poco importa se, come
probabile, il suo sia stato solo uno strafalcione. Ben vengano i bug,
quando il sistema si fa chiuso e asfissiante.
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