domenica 11 settembre 2022

Livella

Alessandro Gassmann, un attore dagli infiniti denti e centimetri e capelli che può piacere o meno (a me piace, pur scontando il confronto inevitabile e perdente con il padre), ha accolto la scomparsa della regina Elisabetta con parole di misurato cordoglio, dichiarando, su Twitter, simpatia verso una persona che incarnava un ruolo a lui evidentemente meno simpatico.

Evita infatti ogni riferimento alla regalità, definendola, senza alcun sarcasmo, "anziana signora" che ci lascia; e come in ogni vita che si spegne rimane una voragine affettiva in chi l'ha conosciuta e le ha voluto bene.

Si chiama morte, e come suggeriva uno dei nostri più grandi attori, forse perfino più grande del padre di Alessandro Gassmann, rappresenta una sorta di livella, che riconsegna alla medesima prospettiva orizzontale re, regine, principi e loro vetturini, intabarrati sulla cassetta della carrozza dal cui tiepido interno i regnanti salutano la folla.

Irriverente, come a molti è apparso a partire dal consueto incontenibile Sgarbi, non è dunque il mancato riferimento allo status sovrano di Elisabetta, e piuttosto chi oltre la livella della morte continui a proiettare categorie del tutto storiche e simboli di un potere che si vorrebbe semidivino, ma a ben vedere fin troppo umano; totem e tabù li chiamerebbe Freud. Senza la sua finezza di analisi, a noi laici e repubblicani, fanno però un po' sorridere.

Tanto che lei stessa, regina finalmente tornata donna e poi, un giorno, senza fretta, polvere, forse gradirebbe un saluto livellato all'assenza del suo corpo, e non alla permanenza del suo scettro; ora passato a Carlo, un signore anch'esso anziano e simpatico e fortunatamente vivo e in buona salute. Non si deve più trincerare dietro cappellini, borsette, valletti e sorrisi a mezza bocca, senza schiudersi mai in quella risata piena e liberatoria che anche la divina Garbo una volta si concesse, in una memorabile sequenza di Ninotchka.

O perlomeno, a me piace immaginarla così: un' anziana o più propriamente vecchia signora, quello di Gassmann era un garbato eufemismo, che sulla stessa nuvoletta di Battiato se la ride del pollaio social, dove "stupide galline si azzuffano per niente", contendendosi la Bastiglia che da secoli non esiste più; al suo posto una piazza in cui si innalza la Colonna di luglio che culmina con la statua del Genio della libertà di Dumont. 

Intanto, alle 11 in punto, a Buckingham Palace, uomini muti con una giubba rossa e un peluche di vera pelle d'orso canadese in testa, replicano l'immutabile rituale del cambio della guardia, e va ugualmente bene così. A ciascuno i piccoli inoffensivi giochi che preferisce. Da noi si è giocato alle libere elezioni il 2 giugno del 1946, per decidere le sorti della monarchia. Ma in questi tristi giorni non tutti si ricordano del risultato.

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