giovedì 15 settembre 2022

La differenza italiana


Se venisse dimostrato che un importante partito italiano ha ricevuto una quota dei trecento milioni di dollari elargiti dal Cremlino, secondo l'intelligence americana, a una ventina di forze politiche europee a partire dal 2014, mi chiedo: gli elettori di quel partito come la prenderebbero?

Intanto, sotto elezioni, potrebbero mutare intenzione di voto, oppure richiedere un immediato cambio di dirigenza, come negli Stati Uniti avverrebbe per molto meno. Ma qualcosa mi fa credere - sempre se l'importante partito a cui penso, ci stiamo pensando tutti, fosse coinvolto, siamo pur sempre garantisti - che la cosa inciderebbe in misura prossima all'irrilevanza. Non cambierebbe nulla, insomma.

La cosiddetta differenza italiana si giudica anche da questi particolari, come un giocatore si giudica dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia. Lo cantava Francesco De Gregori in una canzone in cui ci siamo sempre riconosciuti  il Paese della fantasia diciamo con orgoglio, della creatività, la moda, gli stilisti. E poi il coraggio nel rischiare a fare impresa, l'altruismo se non altro verso i membri del clan, la famiglia e i figli prima di tutto.

Eppure esistono anche altri particolari. L'indifferenza, il fatalismo, l'autoindulgenza di derivazione cattolica, per cui una bella confessione rimuove anche le macchie più ostinate, secondo lo slogan di un noto detersivo. E in ogni caso le cose si aggiustano e una mano lava l'altra, in fondo lo fanno tutti.

Particolari antropologici, prima ancora che politici. O meglio politici perché antropologici. Quindi basta sputare contro il Palazzo: indirizziamo il fiotto di saliva verso lo specchio, se proprio vogliamo esercitarci al tiro al bersaglio.

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