lunedì 26 settembre 2022

Autobiografia

Piero Gobetti suggeriva che il fascismo fosse l'autobiografia della Nazione.

Io non penso che il programma elettorale della Meloni sia fascista – cosa lei sia nel suo intimo non mi interessa, la politica si giudica dai fatti – e piuttosto securitario e ottusamente sovranista, in un paese che già a partire dalla geografia (prima ancora che dall'assenza di materie prime) è destinato alla mediazione.

Confido dunque che a quel programma miope si atterrà, senza manganelli e olio di ricino. Ma rimane la formidabile intuizione di Gobetti, per cui siamo una nazione vocata a destra.

Aggiungo una cosa impopolare: sono felice che questa vocazione sia stata intercettata dal post fascismo di FDI e non, mettiamo, dal neo fascismo di Salvini, o peggio di Paragone o altri mediocri figuri che avrebbero potuto manifestarsi e attrarre consenso.

Giorgia Meloni mi sembra insomma il "meglio" che un paese naturaliter destrorso si potesse augurare; e non essendo di destra, preciso, a scanso equivoci, non è il mio meglio.

Appartengo però anche io alla biografia nazionale. Parte da lontano, come ogni biografia, e supera oggi il 26% cento alle urne. Non per ignoranza, come sostiene il vignettista Makkox, ma per emozioni, inconscio.

Se vogliamo cambiare biografia la psicanalisi ci insegna che l'inconscio va interrogato con pazienza, i suoi oscuri simboli tradotti, a volte anche condisceso secondo necessari compromessi tra cuore, cervello e pancia. Bisogna insomma avere molto lavorato su di sé.

Cosa che questo Paese non ha nessuna intenzione di fare. E mi sembra il dato più significativo delle presenti elezioni: rivendicare con forza ciò che siamo, a scapito di ciò che potremmo essere.

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