Non credo ci sia molta differenza tra i tifosi del
Livorno che accolgono l'ingresso dei giocatori intonando Bella ciao e
Laura Pausini che al contrario si rifiuta di cantarla. Il livello è il
medesimo: tifo da stadio, anche in chi ora la critica. Massì, che canti pure
ciò che le pare, il repertorio non le manca.
Ma un conto è criticare e un conto preferire – di gran lunga, nel mio caso – i tifosi del Livorno all'interprete romagnola che recalcitra; mi ricorda una minuscola barchetta nel golfo di una città piena di fiori. "Guarda che belli i fiori in quella città che mai mi ha visto e mai nemmeno mi vedrà", intona Francesco De Gregori in una canzone dedicata a Luigi Tenco, riferendosi al festival in cui ha concluso la sua vita e Pausini trovato investitura, "guarda che mare, guarda che barche piccole che vanno a navigare..."
Mentre la musica e il testo di Bella ciao, chiunque la canti, non serve neppure essere intonati o politicamente schierati per dire no alla prepotenza fascista, non equivalendo a un sì per nessuno dei piatti di portata nell'attuale menu elettorale, al cospetto della Pausini sono l'Amerigo Vespucci con tutte le vele spiegate.
Nessun commento:
Posta un commento