Dico anche la mia, ci provo almeno. Intanto: mi
dispiace molto, per quanto non ho mai creduto alle promesse politiche di
Berlusconi. O per essere più precisi non ho voluto crederci, trovando
ripugnante la visione del mondo da cui erano sostenute, l'antropologia
classista di chi dà del tu al cameriere mentre gli versa lo champagne. Ma se la
figlia ha bisogno di una spintarella per un casting a Rete 4, questo è il
numero del mio segretario personale. Chiami pure quando vuole.
Ciò nonostante qualcosa dell'uomo aveva fatto breccia, più che crederlo lo sperimentavo, lo replicavo. Uno specchio nel quale non so riconoscere l'originale dal riflesso: Berlusconi, in doppio petto blu a bordo piscina di una delle sue infinite ville, oppure io in mutande Tezenis conficcato dentro a un condominio di Sondrio, è stato costruito quando Berlusconi già cantava sulle navi da crociera. Così diversi, così uguali nella convinzione di essere entrati in un evo messianico in cui la morte è finalmente stata sconfitta – quella del corpo proprio: antica hybris in veste moderna, con bandana.
Alzi la mano chi non è sobbalzato alla notizia di
oggi, in fondo del tutto prevedibile per un uomo della sua età, nelle
compromesse condizioni di salute di cui i notiziari erano prodighi di dettagli
clinici. Eppure le parole entravano da un orecchio per uscire dall'altro.
Berlusconi non sarebbe morto mai. Punto. E io con lui. Al limite, come Arturo
Fonzarelli in arte Fonzie, o the Fonz nella versione originale di Happy Days,
ci saremmo trasferiti in California.
E invece non ha mantenuto l’ennesima promessa, una
promessa d'immortalità. Quella sì me l'ero bevuta fino all'ultima goccia. Cosa
importa che, per una volta, non l’avesse pronunciata con il cerone sul viso,
tutti avevano comunque sentito, il contratto con gli italiani stipulato in tacita forma. Una revocatio mortis che è durata fino alla tarda mattinata di
oggi, quando cominciano a trillare gli smartphone, è un continuo passaparola,
hai sentito... davvero... dio bono, ma sei sicuro?!
Alle 9.30 Silvio Berlusconi è morto come muoiono
uomini e cani. Solo curato un poco meglio, in conseguenza della progressiva
privatizzazione della Sanità pubblica a cui ha dato un decisivo impulso,
Zangrillo che gli scodinzolava attorno come il fedele Dudù. Bastava starnutire,
possedeva l'effetto di un fischio, per richiamare la muta dei primari al suo
capezzale. Mentre la visita dal medico di famiglia va prenotata con minimo tre
giorni di anticipo, prego lasciare messaggio in segreteria. Grazie.
La vera notizia del giorno mi sembra dunque questa:
non che è morto Berlusconi e nemmeno Francesco Nuti, pace all'anima di entrambi, ma che morirò anch'io, se è morto il Cavaliere moriremo
tutti. La Cattiva Novella è compiuta. Ma precauzione vuole che si attenda
ancora tre giorni, prima di consegnare al fiume ogni residua speranza. Si sa
mai...
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