Mi ricordo di un gattaccio di
strada appena uscito da un bidone: magro, il pelo arruffato, sporco, con un
muso aguzzo pieno delle cicatrici guadagnate nelle lotte per l'accoppiamento,
in cui a prevalere erano micioni ben più adatti a tramandare i loro geni. Ma in
realtà era un uomo. Lo chiamavano Diabolik, e di lavoro svaligiava
appartamenti.
Se negli appartamenti che
svaligiava non trovava soldi oppure gioielli – e cioè quasi sempre, tocca
purtroppo aggiungere –, Diabolik apriva il frigorifero e vedeva cosa ci stava
negli scomparti. Nel caso il contenuto fosse di suo gusto (almeno una fortuna
la possedeva: era di bocca buona), iniziava a mangiare e soprattutto a bere,
come nella sequenza di un celebre film del 1958.
Il portafogli rimaneva in affanno, ma se non altro adesso aveva la pancia piena. E poi nell’appartamento c’era un bel calduccio, il sofà non poteva essere più comodo, quasi quasi… Al rientro i proprietari lo trovavano così: acciambellato alla maniera di quel gattaccio di strada che pareva, ronfando quale forma umana delle fusa; numerose le lattine di birra vuote sparse sul tappeto, come pezzi di una partita a scacchi sempre sul punto di ricevere matto.
Quando lo svegliavano, il più delle
volte accompagnati dalla polizia, rispondeva sfregandosi gli occhi cisposi: “E
voi chi cazzo siete?!” bofonchiava, girandosi poi dall’altra parte e
riprendendo a dormire.
Questo nel celebre film del 1958
però non viene mostrato. Altrimenti, invece dei Soliti ignoti, si
sarebbe intitolato Diabolik.

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