A distanza di una settimana posso finalmente confessarlo. Il testo che ho pubblicato nei giorni scorsi su Facebook, con titolo Pregiudizi, non era un post per così dire normale, ma un esperimento meta-narrativo.
Mi sono detto:
proviamo a scrivere qualcosa che contenga il maggior numero di
"nemici" (nella fattispecie erano sei: più nemici che brevi
paragrafi), e vediamo se quel che penso dei social corrisponde a verità...
Non è difficile
trovare dei nemici – in ciò il mio post era veritiero –, e sputargli addosso è il
gesto più comune e spontaneo. Dopo pochi secondi la saliva si è riformata, e si
può sputare di nuovo.
Dalla ricezione ho avuto conferma al mio sospetto, ottenendo una quantità di
letture, commenti e like ben superiori alla mia media del periodo; facciamo gli
ultimi sei mesi. Avevo fatto tombola.
Ma perché
l'esperimento fosse completo mancava la prova inversa, e perciò, trascorsi pochi
giorni, ho pubblicato un nuovo scritto. Si intitola Angeli e diavoli e
rientra nel ciclo che ho chiamato delle iniziazioni.
Si tratta di brevi
racconti a sfondo biografico, accomunati dall'incipit mi ricordo. Le
memorie riguardano circostanze in cui la vita è sembrata essere meno avara di
senso, concedendo un tassello del suo segreto. Un po' come in certi quiz
televisivi dove si acquista una vocale.
Prevedevo, a naso, anche questo esito, e in effetti ci ho preso di nuovo: Angeli e diavoli è stato lo scritto meno gradito (in assoluto) nello stesso lasso temporale. Eppure era da tutti punti di vista superiore al precedente, e non mi sto lodando e sbrodolando da solo. Era l'altro a essere modesto.
Ciò mi conferma che i social, per molte ragioni, rappresentano un mondo all'incontrario. Alcune di tali ragioni mi pare di comprenderle, perfino di condividerle. Dunque va bene così. Scriveva Baudelaire a introduzione dei Fiori del male: “Hypocrite lecteur, – mon semblable, – mon frère!”
Anzi, in un certo senso va pure meglio: l'insuccesso social rappresenta un prezioso indicatore, almeno quanto il successo letterario. Sono entrambi fari che orientano la rotta in assenza di stelle. Bravo Guido mi dirò, oggi sei quasi riuscito a renderti invisibile. Ma puoi fare ancora meglio.
Solo quando avrò realizzato il post perfetto, quello da zero like, saprò di avere fatto la cosa giusta. E potrò abbandonare una parola che si vuole pubblica per auto incoronazione, alla maniera di Napoleone con la Corona Ferrea: “Dio me l’ha data, e guai a chi me la tocca!”
Sì, in fondo desidero solo andarmene – da dove? Forse da tutto ciò che anche Dio malnomina, quando ogni congedo implica la speranza di un vocabolario più degno – senza sbraiti e commedie, in punta di piedi.
Andarmene come Chance il giardiniere nella scena conclusiva di Oltre il giardino. La bombetta in testa. L'ombrello chiuso in pugno. Camminando sull’acqua finalmente quieta di uno stagno.
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