mercoledì 29 aprile 2020

Imagination



Più di tutte mi piacciono quelle donne con cui, fin da subito, mi basta il modo in cui si annodano i capelli con una matita, la scelta dei fiori da piazzare su un abitino color cobalto, avverto intimità. Se dovessi trovare un correlativo oggettivo al termine, troppo astratto, intimità, direi il gesto di ridere assieme: del modo in cui un tizio in canottiera osserva gli altri per vedere se osservano i suoi bicipiti; o magari della tosatura da punk di un barboncino, e di quella da barboncino di un punk; e poi ridere rallentando in auto, apposta, sempre più piano, mentre una stronza con la Mini continua a suonare per passare; e vai, vai, vai a farti fottere! Ma ridere soprattutto di noi, già che il sotto testo di ogni risata è stiamo dalla stessa parte, ma con mitezza, senza bisogno di vigorose pacche sulle spalle, lasciamo volentieri ad altri lo stemma di affiliazione a un club, un clan, fosse pure il biscione di una squadra di calcio da appuntarsi sul bavero della giacca, una parte che è sempre un po’ ammaccata. La sensazione è che già dall'inizio – e spesso lo è per davvero, io tendo a essere una frana fin dal primo appuntamento – fossero già manifeste tutte le mie imperfezioni, piccole manie, paure, défaillance sessuali, e lo stesso per la donna che ora si è tolta la matita dai capelli e scarabocchia qualcosa sul tovagliolo di carta del bar di una stazione ferroviaria; forse è una caricatura del mio naso, come a tutti i vecchi continua a crescere. È come, ecco, se già fossimo degli ex, ma pur conoscendo il finale scelgono ugualmente di rivedere il film, senza giudicare gli errori del regista; penso a chi, all'uscita dal cinema, come prima cosa ti dice uhm, la fotografia era un po’ sovraesposta, la colonna sonora extra diegetica, il doppiaggio… Sì, ma il film ti è piaciuto o no? L’unica differenza è che l'abisso di lacune è qui soltanto immaginato; troppo facile immaginare la bellezza, o l’indurirsi di un capezzolo allo sfioramento della mano; e immagino anche questo, sia chiaro. E poi immagino che tutto sia finito: la paura, il lockdown, lo scrivere pensieri un po' a casaccio da condividere con degli sconosciuti, avendo così l'illusione che in quel che faccio ci sia del vero. Immagino che quella donna esista davvero. E abbia fatto un fischio – una donna che sa fischiare... – per ordinare altre due Vodkatiny al cameriere, la bevanda preferita da James Bond. Mi immagino immaginare, come il tizio in canotta con i suoi enormi inutili bicipiti.



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