"Il culo è la figa del 2000." Lo affermava
ridacchiando un barbiere con i capelli rossicci, ogni volta che
entrava al Bar Piero faceva questa stupida battuta. Aggiungendo dopo una pausa:
"L'ha detto Pasolini."
L'effetto della sua prevedibile sortita era qualche sorrisetto,
sempre più stanco e stiracchiato, ma non la riprovazione, il biasimo civile.
Ora otterrebbe invece l'espulsione da tutti i social, avendo infranto a un
tempo due tabù: i diritti LGBT, una comunità seriosissima con un'infiammabile
coda di paglia, e il grande poeta e regista di Casarsa, divenuto nel frattempo
un feticcio per il ceto medio riflessivo di Sinistra, che l'ha scoperto in un lungo (e
bellissimo) piano sequenza di un film di Nanni Moretti.
Ma torniamo con l'immaginazione al Bar Piero, era la fine degli anni ottanta o giù di lì, e il nostro barbiere – per tagliare i capelli ai più piccoli possedeva una poltrona a forma di cavalluccio, odore di lozioni alla lavanda – si compiaceva della sua ottusa sigla d'ingresso. Torniamo in tutti i sensi, provando a fare un percorso inverso tra l'adesso in cui regna l'occhiuto sguardo del politically correct, Michela Murgia e il suo schwa, e le becere sregolatezze di allora.
Non dico, attenzione, di trovare divertente la battuta del barbiere, ma lo specchio è già castigo alla maggior parte dei vizi verbali –
e ho scritto maggior parte, il
negazionismo sulle camere a gas è altra cosa. Dunque guardati! Sì, sei proprio
tu. Credi di essere simpatico e invece sei solo volgare e patetico. E bon,
finita lì.
Oppure arriviamoci attraverso un'altra via, andando a vedere ciò
che Pasolini ha detto davvero. No, che il culo è la figa del 2000 non l'ha
detto mai, ma in una sua canzone scritta per Modugno gli faceva pronunciare le
seguenti parole, sono una rielaborazione dall'Otello di Shakespeare: "il
derubato che ride ruba qualcosa al ladro, / mentre il derubato che piange ruba
qualcosa a sé stesso."
Se invece d'indignarci, di piangere e battere i piedi per
richiamare l'attenzione della mamma, imparassimo allora a sorridere, non tanto, del politicamente scorretto, ma dei suoi esiti più grossolani e rozzi, sorridere con un velo di commiserazione come quando
entrava il barbiere fulvo al Bar Piero... Non è nemmeno tanto
importante che capisca la differenza: stiamo ridendo di lui, non per ciò che ha
detto.
In tal caso ruberemmo anche noi qualcosa al ladro, e non invece
a noi stessi. Nella fattispecie, un piccolo veniale furto, la serenità per dire pane al pane e scemenza e alla scemenza, e non farla assurgere a crimine verso
l'umanità. Ché i problemi dell'umano stanno altrove, e ognuno si affidi pure
all'umorismo o alla figa che preferisce.
Nessun commento:
Posta un commento