sabato 23 novembre 2024

Mi ricordo 25

 

Mi ricordo di una voce che sale di tono, si fa grido: “Shultz è impazzito” dice la voce, “ha cambiato ventimila lire in monetine e ora li sta dilapidando ai videogiochi!” Non so restituire un volto alla voce, probabilmente era tutti i volti, era un noi, anch’io ne facevo parte e così montai immediatamente sulla mia Vespa (un PX 125 bianco con l'adesivo di Radio Studio 105) e assieme alle altre Vespe ci precipitammo al Bar Sole, dovevamo salvare Shultz dalla follia. Quando arrivammo Shultz era seduto su uno sgabello di fronte al bancone, tra l’indice e il medio della mano destra pendeva una Marlboro accesa, con l’altra mano impugnava una Stella Artois alla spina. È vero, prima si era fatto tre o quattro partite a Pac-Man, ma al momento guardava alle nostre felpe Stone Island come la ragazza rapita dai Comanche guarda all'arrivo di John Wayne, uno zio impiccione di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Poi disse in un unico suono che non conteneva nessuna erre, dunque senza il suo consueto rotacismo, non sembrava nemmeno lui, lo disse quasi ridacchiando: "Cazzovolete?" Una domanda che attraversa i decenni lasciando una scia in forma di eco – cazzovolete-ete-ete... – per ripresentarsi in forma di enigma: cosa volevamo, già, in quel pomeriggio di giugno del 1983, cosa pensavamo di poter/dover fare per Shultz, da dove questa idea romantica e anche un po' equivoca per cui il tutto incorpora le parti, se ne prende cura secondo logiche da formicaio? Un enigma a cui, per comodità, diamo il nome di gioventù.

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