Ho
sempre provato la curiosità quasi morbosa di sapere chi sia stata l'ultima vittima
della seconda guerra mondiale, non la prima, l'ultima, ma in fondo di saperlo
di ogni guerra. Chi ma soprattutto come è morta. Gli altri già stanno facendo
baldoria, i marinai baciano le infermiere sulla bocca in favore dell'obiettivo
del fotografo, la fanfara intona una marcetta per imprimere il buon passo, tra
le fronde dei pioppi, a lato di lunghi viali in cui la gente si è riversata, i
segni certi della primavera, soldati yankee lanciano cioccolata dalle
Jeep ma si tengono le Marlboro e le Lucky Strike e le Camel, siamo insomma ai
titoli di coda quando una pallottola perfora l'osso frontale. E questo rivolo di
sangue cos'è?! Nemmeno ti sei accorto del rumore, stavi pregustando il coniglio
alla ligure come solo tua madre sa fare, ah il coniglio alla ligure della
mamma... BANG. Ora sì che lo senti, lo schioppo del Mauser 98K. Ma la
pallottola può essere anche in una gamba, come a Garibaldi, che però la fece
franca, oppure nello stomaco, sul collo, a un fianco, tra le scapole dove buca
un polmone prima di uscire dall'altra parte, almeno se lo sparo è avvenuto a
breve distanza da quello che credevi amico e invece era un bastardo. Non sono
però da escludere morti di altro tipo, ad esempio schiantandosi col sidecar in
un estremo tentativo di fuga, oppure di indigestione, pare sia avvenuto alla liberazione dei campi di sterminio, lo stomaco si era ridotto e sclelorotizzato al punto di non sopravvivere a un pasto normale. Altri hanno posato il piede su una mina mentre
correvano in un campo fiorito, fino a quel momento sembrava la pubblicità di un
dentifricio, di quelle che andavano per la maggiore negli anni settanta e che
si concludevano con lo slogan: ti spunta un fiore in boccà, con l'ultima vocale
accentata. Ma se la sfiga non ti offre un aiutino, esiste sempre l'estrema
uscita di servizio del suicidio, la pastiglia di cianuro ingerita da Hitler ed
Eva Braun e perfino dal loro pastore tedesco Blondi, rimane qualche dubbio se l'animale davvero avesse l’intenzione di suicidarsi, a condividere un destino scelto
da altri, sempre altri. Quelli che più mostrano amore nei tuoi confronti, fino
a quel momento si sono presi cura di te e non sono mai mancate crocchette e
acqua fresca nella ciotola, se ti porgono una pastichetta bianca la ingoi dunque come se fosse il premio perché sei arrivata al primo fischio, o disteso le membra a terra appena udito il suono secco e imperativo di platz, per quanto anche una dichiarazione d'amore suoni in tedesco come un ordine. Non so cosa dissero invece ai sei giovani figli di Joseph e
Magda Goebbels, forse il cianuro fu nascosto all'interno di una fetta di Käsekuchen, un'abbondante cucchiata di salsa ai mirtilli rossi sopra, le salme furono ricomposte in ordine d’altezza come si fa nelle foto scherzose, un'estrema e
macabra burla da parte dell’operatore russo che le filmò, o magari per
restituire un ordine geometrico a ciò che altrimenti non smette di perturbare i
sensi, prima ancora dei pensieri. Ma se andiamo al lato opposto della sfera di
cristallo in cui la zingara dice di poter scorgere il futuro, ritroviamo, quasi
un prologo anticipatorio, un flashforward, identico il gesto compiuto da Walter
Benjamin. Pensava che tutto fosse perduto, ormai era stato fatto prigioniero,
gli interrogatori, le Waffen SS, non era da escludersi anche la tortura, no no meglio finirla
qui, non sapendo che la mattina successiva sarebbe invece stato liberato con i
suoi compagni a Portbou, ripresero il viaggio senza di lui verso la meta prevista
negli Stati Uniti. E che dire di Achille Starace, il 29 aprile del 1945 uscì
dal suo appartamento milanese in tuta per l'abituale corsetta mattutina, come
si dice la salute del corpo prima di tutto. Starace, dove vai, gli urlò
qualcuno? A prendere un caffè. Fu fucilato il giorno stesso. Ma ci sarebbero
centinaia di storie simili, tutte affascinanti, tutte inquietanti, riecheggiano
Mosè che osserva la terra promessa dalle rocce del monte Nebo, la fissa con
l'occhio del bambino che trova chiusa la saracinesca della gelateria. E così
anche in questa nuova guerra: chi sarà l'ultimo caduto per il virus, chi
guarderà la terra promessa, la fisserà soltanto spalmata su un monitor
televisivo, nel display dello smartphone, su un tablet, senza però potervi
entrare...? Di certo già ci sarà il vaccino, una nuova cura di provata e sicura
efficacia, la spada luminosa della scienza avrà dissolto le tenebre della
biologia. Ma a quell'uno, quell'ultimo, non sarà consentito l'accesso al regno
delle magnifiche sorti e progressive, il suo castigo sarà rimanere prigioniero
di un'età sepolta, proscritto dal futuro, ronzando come una mosca all'interno
della sfera di cristallo della zingara. Per l'eternità. Nella tragedia c'è però
anche un lato ironico, beffardo. Romeo vede Giulietta addormentata, pensa sia
morta, prende allora il veleno - una vita senza di lei non sarebbe più vita -,
ma proprio in quel momento Giulietta si sveglia. Oh Cristo, devo aver fatto una
cazzata... L'ultimo pensiero prima di morirle tra le braccia, seguito a breve
dall'amata che ne riproduce il gesto conclusivo, una manifestazione ante litteram della legge di Murphy. Ditemi se
non è la struttura di una barzelletta? Manca solo il Cavalier Bestetti che,
rientrando dal solito night club, ritrova i due cadaveri abbracciati, e
Berlusconi a raccontarla dal palco di qualche noiosissimo forum, così
ridestando gli assopiti. Ma in realtà la vicenda tragica non cambia, è la
nostra prospettiva su di essa a mutare dopo infinite ripetizioni. Forse perché,
come intuì un filosofo che si contendeva la misura della barba con Mosè,
"la storia si presenta sempre due volte, la prima in forma di tragedia e
la seconda di farsa". Più che a Mosè, nella nostra epoca tardiva e colma
di repliche svogliate, citazioni argute, defilé di significanti destituiti da
ogni significato, sarà allora a Gatto Silvestro che dobbiamo guardare. È tutto
bruciacchiato quando esce dalla villetta in cui ha nascosto la dinamite nel
tentativo di catturare il canarino, ovviamente gli è esplosa tra le zampe.
Eppure è ancora vivo. Miracolo! Si palpeggia per controllare se sia integro,
sì, pare ci sia tutto, anche la coda. Ma a quel punto e solo a quel punto,
BRUUUM, gli casca in testa l'edificio. Ciò che accadrà all'ultimo morto da
coronavirus, il proscritto, lo sfigato che neppure la zingara ha saputo
avvertire, mettiti in salvo, scappa! E chissà che non saremo proprio noi, o
magari tu che stai leggendo...
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