Esistono due forme di superbia, me ne convinco
ogni giorno sempre più. La superbia dei superbi, che cercano di schiacciare
l'interlocutore dall'alto, o da un luogo che presumono tale – linguaggio
volutamente tortuoso e incomprensibile, esibizione di uno status superiore,
soppressione di ogni concessione empatica –, e la superbia dal basso,
attraverso cui si nega ad altri ogni sforzo di elevazione, zavorrando il
rapporto alla misura del "parla come mangi". La cultura del populismo, che ha nell'idioma romano la sua lingua veicolare (ahò, sti cazzi,
anvedi…), si fonda su questa seconda variante della superbia: la superbia dei
modesti. Curioso ossimoro con cui non solo si sgonfiano, benemeritamente, i
palloni troppo gonfi, ma si vorrebbe riportare anche ogni aquila alla misura di
un tacchino, perlopiù riuscendoci. Almeno nella nostra epoca, che è una delle
più superbe di sempre.
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