Un'amica molto vicina al popolo di Israele, non ai
suoi governanti, per quanto in una democrazia la distinzione sia sempre sfumata
(se Giorgia Meloni decidesse di invadere la Polonia, come italiano mi sentirei
chiamato in causa), questa amica scrive che le numerose proteste filo
palestinesi replicano la politica dello struzzo, e sono un modo per non
guardare alle persecuzioni subite dal popolo ebraico nella storia, oppure a ciò
che avviene in Africa – in questo caso vorrei maggiore precisione nelle accuse –,
o ancora all'attacco di Hamas dell'otto settembre, la condizione delle donne
nei paesi islamici etc. Perché tutti a criticare Israele, saranno mica
antisemiti...
Io non sono mica tanto d'accordo con la mia amica, che
resta amica per quanto il suo ragionamento mi ricorda chi, pescato a rubare una
mela, risponda: Sì, ma Pierino ieri ha rubato due pere. Intanto, come dice il
proverbio, stiamo mescolando mele con pere, e poi ieri non è oggi, e non so
quanto sia pertinente ricordare la persecuzione dei marrani in Spagna, avvenuta
oltre sei secoli fa. Ma l'argomento davvero dirimente a me appare il parallelo
con le manifestazioni di protesta avvenute negli Stati Uniti durante la guerra
in Vietnam, o più precisamente nel periodo del diretto coinvolgimento militare
americano, e cioè tra il 1964 e il 1975. Anni in cui nel mondo
contemporaneamente si verificano:
1) guerra civile in Laos; 2) guerra civile in
Cambogia; 3) guerra indo-pakistana; 4) guerra di liberazione del Bangladesh; 5)
guerra civile in Nigeria; 6) genocidio in Burundi; 7) guerra di indipendenza
delle colonie portoghesi; guerra dei sei giorni e del Kippur; 9) settembre nero
in Giordania; 10) colpo di stato di Pinochet; 11) strategia della tensione e
stragi in Italia.
Mica poco per un solo decennio, e probabilmente ho
scordato qualcosa. Eppure le manifestazioni americane si concentravano sul solo
Vietnam – anche loro facevano gli struzzi?
Sì e no. Semplicemente, quella guerra li coinvolgeva
maggiormente, si sentivano a un tempo vittime e responsabili, così come
l'Italia è coinvolta dal sistematico genocidio messo in opera dall'IDF nella
striscia di Gaza, già che con Israele manteniamo solidi rapporti diplomatici e
militari, e come tutto il blocco dei paesi Nato lo consideriamo un presidio di
democrazia, civiltà e stabilità politica in Medio Oriente.
Un momento, rileggiamo l'ultima frase: presidio di
democrazia, civiltà e stabilità politica in Medio Oriente...
No, decisamente non ci siamo, e con buona pace della
mia amica io mi auguro che le manifestazioni contro il genocidio, ripeto questo
termine ora finalmente utilizzato anche dall'ebreo, israeliano e sionista David
Grossman, mi auguro che le manifestazioni aumentino, non diminuiscano o si
spostino verso altri obiettivi, pur meritevoli di attenzione.
Inoltre, sarebbe opportuno che lo Stato italiano si
adoperasse per contrastare il suo alleato mediorientale, ad esempio sospendendo
questo vincolo e istituendo delle sanzioni economiche – come boicottiamo le
mostre di felini russi e i convegni su Dostoevskij, possiamo rinunciare a
qualche bel pompelmo israeliano –, da condividere con tutta l'eurozona.
Altrimenti saremo anche noi corresponsabili. Poi ci sarà tempo per scendere in
piazza contro le due pere rubate da Pierino, ma adesso occupiamoci dell'enorme
mela scagliata da Israele contro il popolo palestinese.