lunedì 23 marzo 2020

Se me lo dicevi prima

Se me lo dicevi prima. Esiste una vecchia canzone di Jannacci che attacca con queste parole, se me lo dicevi prima, a cui lo stesso cantante milanese si risponde interpretando un diverso personaggio, uno dei suoi consueti e stralunati drop out: ma io sto male adesso, prima quando, io sto male subito! Mentre l’altro Jannacci, quello che incarna un potere distratto e cialtrone, che come un disco rotto continua a ripetere se me lo dicevi prima, se me lo dicevi prima, al limite facevamo un leasing…
Più tardi andrò a vedere di quale canzone si tratta, ho il sospetto che il tormentone sia anche il titolo del brano, per verificare basta un colpetto di Google. Ora però non stacco e continuo a scrivere di getto, perché mi sembra che qui sia tutto uno stare male adesso, anzi malissimo, con gli interlocutori istituzionali che ci rispondono se me lo dicevi prima, prima della partita Atalanta Valencia giocata a San Siro il 19 febbraio, prima della settimana della moda dal 18 al 24 febbraio dello stesso mese, prima delle scuole chiuse il 5 marzo mentre le piste da sci rimanevano aperte, con tutti i ragazzini che invece che accalcarsi sui banchi lo facevano sulla funivia, prima, sempre prima. Ma prima anche per quei nostri concittadini che fino a tre settimane fa ancora andavano a bere gli aperitivi al bar, lamentandosi perché il barista, alle diciotto in punto, toglieva i salatini e le olivette dal bancone.
E sì che il dopo, ma mica tanto tempo dopo, è il presente spettrale da cui prendono avvio i camion militari stracolmi di salme, la gente, l'unica che vedi in giro in coda fuori dal supermarket con la mascherina (chi ha la fortuna di averla trovata, gli altri toccano ferro o più intimi attributi), il dopo era già chiarissimo in quel prima a cui si imputa, a propria discolpa, l’assenza di informazione, ossia quando a stare male erano solamente i cinesi, tanto loro sono tanti e al limite faranno un leasing. Il mondo ce l’ha ripetuto mille volte la piega che stavano prendendo le cose. E ora l’unica risposta che i politici, i virologi e noi stessi sappiamo dire: se me lo dicevi prima.


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