Dallo zapping furioso di mia madre tra un telegiornale e l'altro, gli aggiornamenti a ciclo continuo, Mentana, Giletti, Gruber e Panella e quell'altra
bionda che si chiama come un mago, oltre all'ubiqua Ilaria Capua con il suo bel
sorriso italiano, l'acconciatura dei capelli ormai definitivamente americana,
io da questo sovrapporsi apocalittico di voci ho capito solo una cosa.
Siamo vivi adesso. Tra meno di un anno certamente troveranno un vaccino, una
cura all'invisibile stronzetto, anzi meglio due cure, tutte le cure a tutti i
mali, e anche i muti potranno parlare mentre i sordi già lo fanno. Ma il guaio,
o la struggente bellezza, a seconda dei punti di vista, è che
siamo vivi adesso, allo stesso modo di una mosca che da qualche parte sta cocciando con il vetro (tum tum tum) per uscire oppure entrare, in fondo per lei non fa troppa
differenza. E così nell'adesso in cui cammino non c'è salvezza ma nemmeno perdizione, solo
questa buca di talpa in cui il cane che mi accompagna sta rovistando, mentre la
"mia" vita, o forse la vita a cui tutti apparteniamo come mosche,
mi spalma in faccia un bel sole tiepido, quasi primaverile.
Ps - Colonna sonora suggerita: Claudio Baglioni, La vita è adesso.
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