giovedì 24 settembre 2015

Miss Soprammobile, o sulla bellezza, la forma e il terribile

Alice Sabatini è stata incoronata la più bella d’Italia il 20 settembre 2015. Non la più intelligente, la più capace, la più virtuosa o la più colta. La più bella, semplicemente. E’ questo che notoriamente sancisce la fascia tricolore di Miss Italia. 

Eppure, dopo la sua recente elezione, si è scatenata una lunga polemica, che come la biglia di un flipper è rimbalzata tra giornali, televisioni e ora anche nei social network. A originarla un’affermazione della stessa Sabatini. “In che epoca storica avresti voluto vivere” le domanda nel corso della serata finale Claudio Amendola, membro della giuria del concorso. “Nel Quarantadue” risponde lei. “Nel Millenovecentoquarantadue” puntualizza dopo una breve trepidante pausa, “per vedere realmente la seconda guerra mondiale, visto che i libri parlano, parlano, ci sono pagine e pagine. La vorrei vivere, tanto so' donna e il militare non l’avrei fatto e me ne sarei stata a casa”.

Tanto so' donna… Credo sia questo ad aver dato fastidio: la sciatteria dialettale, vagamente codarda, con cui è stata rievocata la principale tragedia del Novecento. E a confermare l’impressione di modestia intellettuale della reginetta del concorso, un’altra sua risposta a Valerio Staffelli, inviato di Stiscia la notizia. “Personaggio storico italiano preferito” chiede lui. Mazzini, Garibaldi, Gramsci, Manzoni, Pasolini, Majorana...? No, nessuno tra questi. Risponde invece lei: “Micheal Jordan.”

Va bene, Alice Sabatini, florida e piacente ragazzona di Montalto di Castro, non è esattamente un’aquila, o forse è la scuola italiana a fare acqua da tutte le parti. E poi le sue risposte sono scaturite in condizioni di prevedibile imbarazzo e difficoltà, almeno per una persona nata il 12 ottobre del 1996, dunque appena diciottenne. Che è quanto ha sottolineato, difendendola, Vladimir Luxuria, altro giurato della manifestazione. Ma nonostante ciò le sue parole, che per eufemistica indulgenza diremo semplicemente leggere leggere, non certamente offensive, proiettano una luce diversa su di lei, oltre che sul concorso appena vinto. In altre parole, io credo che la questione vera riguardi ancora e sempre la bellezza.

Cos’è dunque la bellezza?

La bellezza, si dice, è forma. Meglio ancora è corrispondenza sensibile – e tra i sensi a prevalere è certamente la vista – a un modello dato e socialmente riconosciuto, un modello appunto formale. Sì, è anche questo, tant’è che non sì dà il caso di una vincitrice di un concorso di bellezza con un nasone smisurato, o con la cellulite, il sedere floscio e debordante. Potremmo perfino azzardare che la bellezza è legata a elementi di proporzionalità quasi geometrica. Eppure tutto ciò non è sufficiente a emozionarci, a conquistarci per farci infine esclamare: “Bello!”.

Bisogna quindi aggiungere che la bellezza non è confinata alla semplice percezione sensibile, ma è anche e principalmente esperienza: la particolare esperienza che dai sensi viene trasferita al cervello, caricandosi, nel percorso, di elementi ulteriori. E’ questa la ragione per cui, stante l’universalità di premesse oggettive, le stesse risuonano differentemente tra le persone, facendo concludere a Shakespeare: “la bellezza sta negli occhi di guarda”; o, più prosaicamente, è motivo del celebre motto: “non è bello ciò che bello ma è bello ciò che piace”.

Ma allora quel che davvero conquista nella bellezza, più che la bellezza stessa, ovvero la sua forma tangibile e certa, è la catena evocativa innescata da uno stimolo esterno. La bellezza non sta infatti nello stimolo ma nemmeno nella risposta, quanto nella relazione significativa (tra soggetto e oggetto) che rende possibile tale esperienza. Possiamo guardare a questo processo come a una risonanza, un gioco di continua rifrazione tra vissuto e accadere della vita, che consegna ai sensi, oltre alla sensazione di meraviglia per la novità appena sperimentata, qualcosa che rassomiglia a una méta possibile e ventura. O se preferite un approdo, ma non propriamente inaudito, già che come da sempre vagheggiato. Provando a riassumere in una battuta: la bellezza autentica è sinonimo di oscillazione, alla maniera di un'altalena che pencoli tra memoria e destino.

La bellezza non oscillante ha viceversa qualcosa di mortifero, di algido e stucchevolmente inamidato. Come in quelle case colme di soprammobili lustri e datati: saranno anche "belli", ma non ci agganciano e stabiliscono con noi una relazione. Di più, ciò che non parla alla vita e della vita così come noi la percepiamo – con un ossimoro potremmo dire con semplice complessità –  coinvolgendo la nostra storia personale e le memorie di cui siamo portatori, ci allontana e respinge.

Anche per Platone la bellezza coincide con la memoria. Degli assoluti soprasensibili, i cosiddetti archetipi, secondo lui. In mancanza di conferme in tal senso, potremo limitare la reminiscenza all'abisso inconscio perlustrato da quel formidabile palombaro di nome Freud, che ci fa palpitare in accordo al mondo sommerso delle nostre esperienze più vere e profonde. La bellezza lascia riaffiorare e precisa tutto ciò, conferendo una direzione nuova e vitale anche al ricordo più remoto. Ma le memorie possono essere anche ultra-personali, ossia residui arcaici della specie o della storia familiare a cui apparteniamo, senza però averne cognizione.

Se le cose stanno a questo modo, le polemiche sulla gaffe della giovane e graziosa Alice Sabatini (inutile ricordarle che nella seconda guerra mondiale ci furono migliaia di donne ferite nei bombardamenti, torturate, stuprate, gasate nei campi di sterminio o che aderirono alla resistenza, rischiando e spesso perdendo la propria vita) non riguardano tanto la scarsa cultura delle concorrenti, come è stato da più voci ripetuto, ma proprio e ancora il livello estetico apparentemente misurato dal concorso. 

In realtà, quel che qui è in gioco è l'essere nella migliore delle ipotesi piacevoli a uno sguardo di superficie, ossia bone, gnocche, fiche o come diavolo volete chiamarle. Tutte qualità per cui la dimensione interiore, in cui si immerge la voce della bellezza per ritornarci nella forma soffusa e vibrante di un'eco, è del tutto superflua, se non addirittura d'intralcio. Al punto da risultare ipocrite e pretestuose anche le interrogazioni a cui sono sottoposte le ragazze: una lunga impacciata teoria di sventurate in costume da bagno intero, esposte ai motti di una commissione vagamente complice e burlona. 

Quanto alla bellezza, è inevitabilmente altrove.

In assenza di bellezza, quel che viene misurato dai numerosi concorsi di questo genere è la dimensione del carino, del grazioso, dell' "agréable", che sta alla bellezza autentica come una lucertola a un coccodrillo.

Ma se non c'è bellezza e solo carineria, a Miss Italia, non c'è neppure altalena, oscillazione, memoria, esperienza e relazione, tutti elementi che vanno non solo a gratificare lo sguardo dischiudendo la dimensione del possibile, ma anche a perturbare i provvisori equilibri guadagnati dentro il mondo, complicandoci di non poco la vita.

Deve essere proprio tale elemento squilibrante ad aver suscitato a Rainer Maria Rilke il celebre verso: “la bellezza è il principio del terribile”. Quando nel concorso di Miss Italia di terribile davvero non ci sta nulla. Perché allora prendercela con la povera Alice Sabatini, che in fondo non ha fatto altro che ricordaci cos’è il modesto palcoscenico di Jesolo: non il luogo in cui si ha realmente accesso alla bellezza, o almeno a quella vera giocata in una relazione che muove dallo sguardo a suscitare le emozioni e tutti gli altri sensi, invadendo, scompigliando, ridefinendo il presepe mentale delle nostre quotidiane convinzioni, ma una semplice esposizione per effimeri soprammobili: carini fin che si vuole, ma comunque soprammobili. 

Per ciò, davvero non possiamo rimproverare nulla alla pur gradevole Sabatini: è perfetta così, perfetta per esser posizionata tra un mobile rococò e una dorata specchiera impero.

1 commento:

  1. Sì, è proprio così: chi è interessato alla bellezza non se ne va a Jesolo in questo periodo. Chi c'è, è semplicemente alla ricerca di un'occasione per guadagnare qualche soldo o per guadagnare un po' di stima di vecchio marpione nei similbar del mondo italiano. Ed in questo senso l'uscita dalla Sabatini è stata terribile: perchè un uomo non può vantare una gloriosa erezione per una donna che ha fatto cadere le balle alle persone con cui voleva vantarsi.

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